Iniziamo il nuovo anno tornando a parlare di un tema che ci sta sempre molto a cuore: le donne nel mondo del lavoro e la gender equality. Ne abbiamo già parlato in occasione del 13 novembre, il “giorno delle streghe”, con un approfondimento sugli ultimi dati nel mercato del lavoro riguardo alle condizioni salariali di uomini e donne e con una bella riflessione di una nostra Recruiter riguardo alla tematica del pay gap.
Oggi vogliamo continuare a parlare dell’argomento fornendovi il punto di vista di un’altra professionista, top manager di un’azienda e personalità di spicco nel panorama associativo romagnolo. Parliamo di Rachele Morini, titolare, insieme al fratello, di F.A.M. srl, storica fonderia di Granarolo Faentino (RA) specializzata nella trasformazione di leghe leggere in fusioni per numerosi settori produttivi, dalla meccanica, alla nautica, all’eronautica. Ad ottobre 2020 Rachele è inoltre stata eletta, per designazione unanime, Presidente di Confimi Romagna, Associazione di Categoria che rappresenta le piccole e medie imprese delle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Ferrara, assumendo un ruolo fondamentale in un momento storico e socio-economico che ci pone di fronte a nuove, importanti sfide.
Contattata da noi proprio alla luce del ruolo di guida che ricopre in azienda e in Associazione, Rachele è stata ben contenta di condividere con noi la sua opinione su un tema così importante nel mondo del lavoro.
L’intervista a Rachele Morini
Titolare della storica fonderia F.A.M. insieme a suo fratello, come ci si sente a condurre un’azienda tipica italiana e che oggi la vede protagonista anche come “guida” in un momento di delicata trasformazione economica, conseguenza della crisi dettata dal Covid?
Ritengo essere tra le persone fortunate in tutta questa situazione epidemiologica in quanto nel periodo di lockdown, nonostante il mancato codice ATECO della F.A.M. per poter lavorare, ma in qualità di fornitori strategici per tante aziende essenziali, siamo rimasti chiusi solamente due settimane (tempo per capire ed effettuare tutte le attività che occorrevano per ripartire in sicurezza con quanto i protocolli chiedevano) arrivando ad un fine 2020 con un consolidamento del fatturato del 2019.
Come state affrontando questi mesi?
La consapevolezza di quanto ci circonda e il mantenimento delle precauzioni con il rispetto delle regole per evitare propagazioni ci stanno aiutando a portare avanti l’attività senza troppe “paure”.
C’è qualche ricordo in particolare di questo momento che pensa poterà con sé nei prossimi anni?
Mio malgrado sì, non solo nei prossimi anni ma per sempre. Trovarsi a fine marzo in stabilimento da sola pensando che non c’era una minima traccia di quello che sarebbe stato il futuro, non nascondo che una lacrima è scesa. Il pensiero di poter mettere in crisi tante famiglie mi devastava!
In questo inedito contesto socio-economico, è appena succeduta, su designazione unanime, a Gianni Lusa al vertice di Confimi Romagna: le sue prime parole da presidente hanno messo un forte accento sulle persone, sulle idee e sul confronto. Perché ha ritenuto importante sottolineare questo primo messaggio all’associazione di imprenditori che rappresenta?
Una persona non fa una “Azienda” come una persona non fa una “Associazione”; anche i termini stessi delle parole lo dicono. Ritengo che per trovare soluzioni ottimali occorra ascoltare e far ascoltare le idee di tutti, confrontarsi sul perché delle idee…tutte le persone sono importanti.
A che tipo di idee si riferisce, quando pensa al loro contributo all’interno di una crescita di gruppo?
Idee propositive, costruttive; le critiche sono costruttive se poi in contemporanea si hanno anche soluzioni da proporre.
Ci sono vecchie idee delle quali, invece, preferirebbe liberarsi?
Io faccio oro di tutto ciò che mi accade, in bene ed in male, per trarne spunti di miglioramento per il futuro. Essendo le idee attività del pensiero e quindi anche sogni, che continuino ad essercene per sempre.
Una donna alla guida di un’azienda familiare: come è avvenuto il cambio generazionale?
I maestri che ho avuto (mio padre e Sua moglie) sono stati davvero molto esigenti con me e di questo non posso altro che ringraziare. Sono stati veramente bravi a gestire la cosa in quanto hanno deciso di lasciarci l’attività in maniera improvvisa ma assicurandoci che per qualsiasi necessità sarebbero stati a disposizione. Così è stato (ed è tuttora) e la mia fiducia è che questo possa durare fintanto che io (molto egoisticamente “io”) non andrò in pensione. Come ho detto in precedenza, confrontarsi è sempre una bella cosa ed ancora di più se sono persone di famiglia dalle quali sai che puoi avere solo delle verità.
Nella sua visione, quale ritiene siano gli ostacoli nel nostro Paese da superare perché sia possibile trovare più donne in ruoli manageriali e di vertice?
A mio giudizio l’ostacolo principale è uno strascico del passato.
I nostri avi (e neanche non molto lontani in quanto i miei bisnonni la pensavano così) ritenevano che le donne dovessero stare in casa ad accudire la famiglia dopo aver avuto gli studi minimi indispensabili e “badare” solo a quella. Al contrario, gli uomini dovevano lavorare per mantenere il tutto.
Ad oggi, invece, ci sono già tantissime donne laureate in settori che fino a pochi anni fa erano solo e prettamente maschili. La cosa mi porta ad essere ottimista pensando che già dalle generazioni dei miei nipoti (ad oggi appena maggiorenni) queste differenze di sesso e di retribuzioni possano essere eguagliate.
E in Associazione, invece, qual è il rapporto con grandi imprenditori su questi temi?
In Confimi Romagna effettivamente non è mai stato affrontato questo argomento perché credo che come me, anche gli altri imprenditori non trovino questo problema all’interno delle loro aziende. Anzi, in tante occasioni ho sentito da parte loro frasi quali “Avanti le donne!” “Credo molto nell’operato delle donne” “L’affidabilità delle donne e poi più” le quali danno adito a nessun tipo di preclusione, come pure sostenere posizioni di donne ad alti vertici quali Merkel, Von Der Leyen ed altre. Non ultimo, Confimi Romagna ha spinto perché in quest’ultimo Consiglio facessero parte anche delle altre donne oltre a me ed ora siamo in quattro.
Negli ultimi anni inizia a diffondersi timidamente il tema del “Gender Pay Gap”, che potremmo tradurre meno diplomaticamente come vera e propria discriminazione salariale che vede le donne in svantaggio. Lei ha esperienza, tramite le imprenditrici o le professioniste che rappresenta, di questa situazione?
Onestamente pensavo che non esistesse questo genere di discriminazione in quanto non consona alla nostra azienda ma soprattutto alla nostra mentalità, ma da luglio 2019 faccio parte del GRUPPO DONNE CONFIMI INDUSTRIA ed interfacciandomi con donne di altre zone di Italia mi sto rendendo conto che, nostro malgrado, la cosa non è così lontana. In particolare sembra sia molto presente nel Sud Italia.
In un nostro recente articolo, sul Magazine di SCR, abbiamo aperto l’argomento con questo titolo “Donne in carriera, diritto alla giusta paga e ambizione: ecco le streghe del nuovo millennio”.
Condividerebbe un pensiero con noi, alla luce dei dati che abbiamo riportato?
Confermo la mia sorpresa nel vedere questo grande pay gap tra le donne e gli uomini ma sono certa che la caparbietà delle donne di oggi riuscirà a far capire al sistema che non deve esistere in quanto non giustificato. A supporto di quanto sopra anche con il Gruppo Donne di Confimi Industria abbiamo intrapreso un percorso di analisi per addentrarci ulteriormente nel problema e poter dare un supporto concreto alla comunità femminile.
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