Se state cercando lavoro o volete cambiarlo, vi sarete imbattuti spesso in consigli pratici su come affrontare colloqui di selezione, su come presentarvi alle aziende e realizzare un cv d’assalto. Se vi è capitato di essere dalla parte di chi seleziona, invece, avrete affrontato tanti colloqui e vi sarete creati una mappa di “come rispondono i candidati migliori” alle vostre domande stimolo oppure avrete partecipato a corsi di formazione su come condurre colloqui di selezione. Io oggi vorrei invece soffermarmi sui criteri per effettuare una buona selezione, partendo dalle caratteristiche delle imprese. Non sono convinta di avere in mano tutti gli elementi per effettuare una buona scelta, per questo spero tanto che ci siano suggerimenti ad integrazione o a modifica degli elementi che butterò giù.

Il successo lavorativo si basa sull’incontro tra le caratteristiche di chi cerca lavoro e di chi lo offre. Chi siamo, cosa vogliamo, cosa si sposa bene con noi e quali sono gli elementi imprescindibili, senza i quali non si creerebbe il giusto feeling, sono valutazioni sottovalutate ma vitali per avere successo e per trovare soddisfazione lavorativa a lungo, lato imprese e lato candidato. L’obiezione, lato candidati,  sarà che in questo periodo non c’è da andare tanto per il sottile. Questo è vero ma avere ben chiari i propri obiettivi permette anche di vivere serenamente i momenti nei quali si sa di non aver scelto secondo i criteri che ci si è dati. Avere in mano la situazione e non subirla, mantenendo una prospettiva sul futuro, forse permette di affrontare le sfide del presente riuscendo a calarsi comunque positivamente nel contesto seppur non ideale.

Ad ogni persona la sua azienda

Le aziende non sono solo il fatturato che muovono, il settore in cui operano, la posizione che stanno cercando di coprire; hanno altre importantissime caratteristiche che possono o meno sposarsi con il modo di vivere le relazioni, il lavoro, la pianificazione del tempo, il futuro e la professionalità di ciascuno. Ecco alcuni esempi.

L’azienda padronale

È un contesto complicato dove spesso affetti, passione, estro dell’imprenditore (o in alcuni casi, incoerenza progettuale) la fanno da padrone, nel vero senso della parola. Vietato a chi ha bisogno di organigrammi certi, piani di carriera prestabiliti, libertà nell’ambito di deleghe determinate e chiare. Adatto a chi apprezza un ruolo trasversale, a volte dai contorni fumosi, dove è necessario conquistare fiducia per ritagliarsi spazi di autonomia e sentire di aver dato una propria impronta, senza che il tornare indietro su progetti già decisi o avviare sperimentazioni basate sul “fiuto” del titolare sia un problema.

La multinazionale

Vogliamo capire il perché dei processi decisionali e vogliamo presidiarli tutti i giorni nel nostro lavoro? Vogliamo sapere a cosa servono tutti questi report che nessuno leggerà? Ci serve comprendere perché non possiamo comprarci in fretta il raccoglitore che manca e cosa c’è dietro a un’inversione di rotta della capogruppo rispetto a quello fatto finora? Per chi apprezza un confronto su un’idea davanti a un caffè e un rapido vai avanti molte organizzazioni multinazionali potrebbero non essere alla lunga congeniali. Adatto a chi si sente onorato e ritiene prioritario per sè rappresentare un brand magari conosciuto e vincente, a chi ama potersi confrontare in contesti internazionali e non si spazientisce quando le decisioni che appaiono semplici diventano lunghe e complesse.

L’azienda “democratica”

Molto importante partecipare a riunioni, incontri, tavoli di lavoro, focus group, in cui si decide chi deve decidere creando altri sottogruppi decisionali. È l’azienda dove ci si da del tu, ci si confronta nel corridoio, si parla di tutto e di tutti,  si esce fuori a cena, si organizzano escursioni, tornei di calcetto. È adatta a chi ritiene importante avere buone relazioni con i colleghi anche se a volte queste possono risultare un po’ “invischianti”, a chi ama trascorrere anche parte del tempo libero coi colleghi e non si spaventa di fronte all’amicalità in ambito lavorativo, sopportando anche le conseguenze di questo.  Da evitare per chi ritiene importante mantenere un rapporto formale, avere chiaro chi decide e non perdere tempo nel porre troppa attenzione agli aspetti psicologici, ma bensì guardare pragmaticamente al risultato, della serie il fine giustifica i mezzi.

L’azienda conflittuale

Le tensioni sono il nostro pane quotidiano, tra aree, tra colleghi, con la direzione, con la proprietà, finanche con i fornitori e i clienti. Non credo esistano persone che possano trovare soddisfazione in un ambiente di lavoro carico di nervosismi ma credo che ci siano persone che più di altre sono capaci di sopravvivere in queste condizioni, oppure di lavorare per un miglioramento delle stesse, nell’ottica di sconfiggere i pregiudizi che nel tempo si creano e che non fanno guardare all’altro con apertura e lucidità. Credo ci siano persone che più di altre possono scardinare le situazioni incistite e trovare soddisfazione nello sbucciare la scorza e trovare l’anima buona, auguri a loro.

L’azienda trottola

Correre, correre, correre: tanti stimoli, tante novità, tanti progetti per l’azienda trottola; sta cavalcando l’onda e non vuole scendere. Adatta a chi ha energia da vendere, forte predisposizione alla crescita professionale e disponibilità a rinunciare a tanto tempo libero. Da evitare per chi non vuole farsi assorbire totalmente dal lavoro e deve distribuire le energie tra tante cose diverse, ritenute tutte ugualmente importanti.

L’azienda senza segreti

Open space, vetro ovunque, retribuzioni e inquadramenti conosciuti da tutti, fluidità tra settori. Adatto a chi riesce a vivere almeno 8 ore al giorno in comunità, senza doversi forzatamente ritagliare periodi di solitudine lavorativa per risultare efficiente. Da evitare per coloro che pensano che non tutti debbano sapere tutto, che chi più sta in alto, più deve conoscere e chi più sta in basso più deve essere tenuto al riparo da scelte che forse non potrebbe comprendere. Da evitare inoltre per chi non sopporta di essere interrotto quando lavora e rischia di perdere concentrazione.

Questi sono solo alcuni esempi di tipologia di contesto, banalizzazioni se vogliamo che hanno il solo scopo di sottolineare l’importanza di riflettere, nel momento in cui si pensa al proprio futuro professionale, non solo su quale ruolo vorremmo ricoprire ma sul contesto nel quale ci vorremmo inserire.

Lavorare per conoscere cosa ci motiva e quale realtà più si avvicina al nostro stile e a soddisfare le nostre aspettative è strategico.

Per fare questo, si potrebbero analizzare i contesti aziendali dal punto di vista dimensionale, delle relazioni, del clima, della tipologia di lavorazioni, dello stile, dell’approccio al mercato, della storia, della natura internazionale, ecc.
Mi piacerebbe sapere quali elementi tenete in considerazione per capire se il contesto fa al caso vostro, magari partendo da quelli nei quali avete vissuto un’esperienza positiva.

…a voi la penna, o meglio la tastiera!

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