LinkedIn è sicuramente uno degli strumenti più utilizzati da chi, come me, si occupa di ricerca e selezione del personale. Ad oggi su LinkedIn ci sono circa 8 milioni di italiani, nemmeno la metà di quelli che quotidianamente utilizzano Facebook, ma comunque un numero che fa riflettere.

Innanzitutto, perché iscriversi a LinkedIn? Le motivazioni sono le più svariate, ed è proprio qui che, a mio avviso, risiedono le criticità.

Utilizzo LinkedIn quotidianamente: è ormai fondamentale per contattare quei profili specializzati che l’opportunità lavorativa non la cercano (quasi) mai ma sono le opportunità e i recruiter a cercare loro.

Su LinkedIn infatti si trovano professionisti con la P maiuscola, di quelli che se poi hai la fortuna di incontrarli a colloquio diventa un piacere e un arricchimento.

Queste persone sono presenti su LinkedIn perché interessate a entrare in contatto con altri professionisti e, perché no, condividere un pezzo di vita professionale insieme. Quando contatti un Professionista su LinkedIn, questo ti risponde, interessato o meno che sia all’opportunità che gli stiamo proponendo. Solitamente ti ringrazia per averlo contattato. Molti però, la maggioranza purtroppo, non rispondono. E quindi mi sono domandata perché.

Le risposte possono essere diverse e dipendono in parte dalla motivazione per la quale sono presenti sul Professsional Network.

Chi è iscritto a LinkedIn perché “siccome lo hanno tutti, ci voglio essere anche io”. Fine della motivazione e spesso anche dell’utilizzo.

Chi è iscritto a LinkedIn ma l’ultima volta che ha aggiornato il suo profilo in Italia regnavano i Savoia. In questo caso spesso capita che lo contatti, e magari ti risponde anche ma scopri che mentre tu vuoi parlargli di un’opportunità a Torino come Responsabile Tecnico lui nel frattempo si è trasferito a Catania e fa l’apicoltore.

Chi è iscritto a LinkedIn e omette oppure altera le informazioni. Questo succede anche col classico curriculum cartaceo: tutti in qualche modo tendiamo a presentarci in maniera un po’ più positiva. C’è però una distinzione  tra chi non aggiorna il profilo perché appunto in tempi non sospetti si è iscritto ma non ha mai utilizzato il portale e chi appositamente evita di indicare durate e tipologia delle esperienze lavorative per essere più appetibile. Magari sei alle prese con una selezione un po’ ostica e ricevi il curriculum di una persona che sembra perfetta: titolo di studio richiesto, ruoli in linea, residenza in prossimità dell’azienda. Allora chiami e scopri che: “l’università l’ho iniziata ma non mi sono mai laureato”, “ero Responsabile Amministrativo ma non coordinavo nessuno”, “vivevo a Torino ma da qualche anno mi sono trasferito a Catania” (per fare l’apicoltore appunto!).

Infine, c’è chi è iscritto a LinkedIn perché lo ritiene uno dei molti strumenti utili per entrare in contatto con nuove opportunità di carriera, i Professionisti con la P maiuscola di cui sopra.

E a queste persone devo dire grazie perché rendono il mio lavoro più semplice e soddisfacente.

È chiaro che ognuno utilizza i mezzi a disposizione nel modo che ritiene più opportuno, ad esempio, non tutti gli utenti attivi di LinkedIn hanno come priorità la ricerca di nuove opportunità professionali. Spesso le persone si servono del network per sponsorizzare un evento o un prodotto oppure per avere uno scambio con altri professionisti, come accade all’interno dei gruppi tematici.

Ciononostante, proprio per il  proposito social che ha ispirato la creazione di LinkedIn, risulta professionale oltre che strategico dare un feedback (positivo o negativo che sia) a chi ci propone nuove opportunità di carriera.

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