La revisione della struttura organizzativa come chiave per il miglioramento e la crescita dell’azienda è la storia di Urbinati verso l’internazionalizzazione, di cui abbiamo raccontato la consulenza di SCR nell’articolo precedente.
Abbiamo chiacchierato con Romina Urbinati, attuale Direttore Generale di questa azienda, che ci ha aiutati a riflettere su importati tempi che riguardano le organizzazioni. Grazie a questa intervista abbiamo l’opportunità, in particolar modo, di aprire una delicata questione che riguarda le imprese nel nostro Paese- e non solo- e cioè quello sullo stile manageriale femminile e sul gender gap.
Ma prima, recuperiamo il quadro della storia di consulenza.
Il cambio generazionale e l’arrivo di Romina Urbinati in azienda
In questi ultimi anni, la Urbinati s.r.l. ha vissuto un importante cambio generazionale quando al fondatore Nino Urbinati è succeduta la figlia, Romina Urbinati.
La necessità di gestire con attenzione questo delicato momento di passaggio, unita alla volontà del nuovo Direttore Generale di far crescere l’azienda con alcuni importanti cambiamenti organizzativi, hanno fatto sì che venisse richiesto l’intervento di SCR nel supportare il management in una riorganizzazione della struttura aziendale e nella gestione delle nuove dinamiche interne.
Quando SCR ha conosciuto l’azienda e Romina Urbinati è apparso subito chiara la volontà del top management di apportare profondi cambiamenti all’organizzazione interna dell’azienda, al fine di ottimizzare i processi produttivi, potenziare l’attività commerciale e migliorare la gestione delle risorse umane.
Ecco come ne parla la protagonista in un video di due anni fa, in occasione dell’ inaugurazione della stessa azienda Urbinati, a San Mauro Pascoli (FC).
L’intervista di SCR a Romina Urbinati
Uno dei temi più delicati delle organizzazioni è sicuramente quello del ricambio generazionale: ci può raccontare come avete affrontato il vostro, in occasione del passaggio di consegne che l’ha vista protagonista?
Cambio generazionale è un tema molto vasto. Significa cambio di mentalità, cambio di stile manageriale, nel mio caso rapporto padre e figlia e Uomo e Donna. Si parla di un percorso graduale che ha all’interno fasi complesse. A volte si fanno dei grandi passi avanti, a volte bisogna ritornare un po indietro, per poi tornare avanti dopo. Tutto questo in una visione evolutiva dell’Azienda.
Un altro dei temi legati alla sua esperienza riguarda la presenza di una donna leader a capo dell’impresa, e il relativo modello femminile di leadership. Crede che l’organizzazione fosse pronta a questa novità?
Nessuno è pronto a un leader donna
sia il mondo esterno che i collaboratori interni, pertanto dobbiamo faticare molto di più per fare comprendere le nostre capacità e competenze che devono essere anche più ampie del necessario. Dobbiamo faticare per conquistare la fiducia di chi lavora con noi e lavorare sempre con la massima attenzione per non perdere la fiducia acquisita.
Se confronta la sua esperienza aziendale in particolare con quella italiana in generale, quali differenze nota in tema di management guidato da donne?
La donna manager è più precisa, attenta ai particolari e soprattutto capace di prendere decisioni in modo più rapido.
Tra le decisioni importanti che ha preso sin dai primi momenti in cui ha guidato l’azienda, c’è stata la volontà di ottimizzare processi produttivi e commerciali: quali sono state le premesse e le motivazioni di questo passaggio? In che modo siete riusciti a trasformare le difficoltà in nuove proposizioni di valore per la vostra offerta di servizi?
Il miglioramento continuo fa parte del mio DNA, pretendo il mio personale miglioramento e ricerca della perfezione e questo poi lo porto anche nell’azienda che dirigo. Il problema è accettare di non poter avere tutto e subito e darsi i giusti tempi per raggiungere gli obiettivi, abbiamo imparato a vedere le difficoltà come opportunità di miglioramento.
Condividerebbe con i lettori del nostro Magazine come ha deciso di iniziare a collaborare con SCR?
Mi serviva un punto di vista esterno, un occhio puro, non contaminato dalle dinamiche di tutti i giorni. Spesso capita di crearsi una propria realtà, ma che non corrisponde alle condizioni effettive.
Ecco, avevo bisogno di vedermi dall’esterno e ho fatto scoperte incredibili che mi sono servite per prendere strade nuove.
Lei crede che sia sempre vero che in Italia le donne abbiano più difficoltà degli uomini a far valere la propria leadership? Qual è un consiglio che si sente di lasciare alle donne manager, alle professioniste o alle imprenditrici che vogliano esprimere la propria capacità e volontà di guidare organizzazioni nel nostro Paese?
Per la donna In Italia è sicuramente più difficile emergere, ma non impossibile. Come ho detto prima, è necessario faticare il doppio, conoscere e comprendere anche più del dovuto per far capire le proprie capacità e conquistare un posto di comando.
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