Un titolo altisonante per un magazine dalle mille risorse. Oggi parliamo insieme di processi selettivi, focalizzandoci su un ambito molto specifico, ovvero quello della selezione del personale in ambito medico-sanitario.

Lo facciamo puntando il riflettore su un elemento che spesso rimane in ombra rispetto all’importanza data alle competenze tecniche: le soft skills.

A molti di voi sarà capitato di interfacciarsi con un’equipe medica per ragioni diverse, forse anche di recente. Alcuni saranno soddisfatti dei rapporti interpersonali che si sono creati e magari mantenuti nel tempo, altri no. Questi ultimi potrebbero essersi domandati come mai dei professionisti altamente specializzati e tecnicamente molto preparati risultino alle volte in difetto per quanto riguarda le competenze interpersonali o che appaiano in difficoltà nell’instaurare relazioni accoglienti e positive con i pazienti, che spesso si trovano in una condizione di fragilità fisica e/o emotiva che rende ancora più complessa l’interazione.

La risposta risiede nella centralità delle competenze tecniche di medici e professionisti sanitari, che spesso vengono però considerate l’unico criterio discriminante nella selezione del personale sanitario, a discapito delle soft skills. Tuttavia, proprio in quegli ambiti in cui la componente tecnica e digitale fa da padrone, a fare la differenza sono proprio…le persone.

Approfondisci questo argomento, leggendo “Soft Skills: ecco le 10 più richieste ai lavoratori”

Soft skills: un elemento fondamentale nella scelta del professionista medico-sanitario

Chiudete gli occhi per una manciata di secondi, immaginandovi davanti a voi il vostro “medico ideale“.

Come vi parla? Come si muove? Gesticola? Vi è fisicamente lontano o vicino? E ancora, come si relaziona con i suoi pari, con il suo superiore, con chi invece è uno specializzando? Cosa scegliereste tra un’ottima capacità oratoria e un tecnicismo spiccato? Che tipo di supporto ricercate in una situazione di estrema fragilità, vostra o dei vostri cari? Cercate di dipingere nella vostra mente un’immagine il più accurata possibile, rispettosa di tutte le qualità “umane” che caratterizzano il vostro “dottore dei sogni”.

Ecco, tutti questi elementi che avete appena immaginato sono la dimostrazione pratica di molte competenze trasversali, che influiscono fortemente sulla prestazione di medici e professionisti sanitari e sulle relazioni in ambito professionale. Questo perchè le competenze trasversali influiscono non su cosa un professionista fa, ma su come lo fa, ovvero su come una persona interpreta e agisce il suo ruolo: dal modo di relazionarsi con i colleghi alla capacità di risolvere problemi più o meno complessi, alla capacità di ascolto, di fare squadra e gestire i conflitti, il time management, l’empatia, la leadership, ecc.

Ma quindi, cosa è importante valutare quando si seleziona medico o un altro professionista dell’ambito sanitario?

Soft skills per un professionista dell’ambito sanitario

A questa domanda risponde lo studio scientifico, o meglio l’Health Working Paper condotto da Maedai e Socha-Dietrich (2021), in cui viene presentato un modello dettagliato di competenze trasversali richieste al personale sanitario operante nel cosiddetto “people-centred care system”, ovvero un sistema che mette al centro le persone.

Il set di competenze presentato prescinde dal ruolo specifico e dalle relative competenze di ogni professionista, ma abbraccia l’intero settore sanitario, con l’obiettivo di servire come base per lo sviluppo della resilienza e adattabilità dei lavoratori in un contesto incerto e mutevole, proprio come è stato quello sanitario soprattutto negli ultimi anni. 

Ecco le competenze trasversali riportate nel modello.

Comunicazione orientata alla persona

Il professionista pone l’attenzione non solo alle condizioni fisiche del paziente, ma anche al contesto personale e sociale del paziente nel valutare il miglior intervento e facendolo sentire in una relazione paritaria con il professionista sanitario al quale si rivolge.

Processo decisionale condiviso

Il paziente (insieme alla sua famiglia o caregiver) viene coinvolto nella presa di decisioni terapeutiche, tenendo conto delle più recenti evidenze scientifiche a disposizione, del contesto sociale, i valori, gli obiettivi e le preferenze del singolo.

Collaborazione interprofessionale

Intesa come la condivisione da parte di ogni membro del team di obiettivi comuni, il riconoscimento e l’accettazione dei contributi degli altri e la capacità di adattare la propria identità professionale per integrarsi con gli altri.

Competenza socio culturale

Grazie alla quale il professionista è in grado di riconoscere la prospettiva culturale dell’altro e considerare la propria percezione che viene “trasportata” nell’incontro con il paziente.

Problem solving adattivo

inteso come la capacità di modulare il piano di cura sulla base del contesto e le preferenze del singolo, rispondendo con flessibilità anche nel caso in cui non ci siano delle soluzioni “preconfezionate”.

Gestione dello stress e della stanchezza per la sicurezza e la salute occupazionale

Si intende qui la capacità, per esempio, di controllare la propria risposta emozionale e di condividere con il team quanto si sta vivendo, in ottica di mitigare gli effetti negativi dati dallo stress e la stanchezza (quali il burnout)

Rispetto di standard etici e professionali

Intesa coma la capacità di riconoscere situazioni in cui emergono dilemmi etici e di farvi fronte.

Mentoring e insegnamento

Ovvero, la capacità di trasferire il proprio sapere a terzi, colleghi che stanno apprendendo e che necessitano affiancamento “nel fare”.

Apprendimento permanente e miglioramento della qualità

Un professionista che continua ad apprendere anche durante le ore lavorative, può migliorare la qualità del lavoro applicando le conoscenze apprese, continuando ad evolversi e rimanendo al passo con i traguardi scientifici e le evoluzioni in ambito sanitario ma anche in ambito socio-economico-culturale.

Il ruolo del selezionatore nella valutazione delle soft skills

Partendo dal modello appena descritto, che conferma ancora una volta l’importanza della valutazione delle soft skills anche in ruoli in cui la componente tecnica è prevalente, riteniamo che sia il compito del selezionatore riconoscere e valorizzare quelle competenze che vanno oltre le capacità e le competenze teoriche e tecniche e che formano parte integrante dei curriculum formativi tradizionali.

Nella selezione, diventa fondamentale valutare il medico nella sua interezza e unicità come individuo, senza limitarci alle sole vesti lavorative.

Leggi il nostro case history “Geriatria al femminile: la Dott.ssa Gandolfi è la nuova Responsabile di Sezione di Auxologico”

Per questo motivo, è fondamentale mettere in atto un processo selettivo strutturato, che prevede diverse fasi di valutazione e che unisce la valutazione delle competenze tecniche a quelle trasversali. In questi percorsi, ad un primo colloquio tecnico possono seguire questionari psicoattitudinali volti a comprendere punti di forza e spazi di miglioramento della persona, questionari specializzati nella rilevazione dei valori professionali e approfondimenti e confronti focalizzati sull’approfondimento e l’analisi delle caratteristiche personali.

Insomma, la selezione per inserire un professionista medico-sanitario è un percorso complesso, che richiede al selezionatore un’attenta pianificazione delle fasi, un’accurata definizione delle caratteristiche della persona da ricercare e del contesto di inserimento, competenze di ascolto e valutazione delle persone, capacità di lettura di questionari psicoattitudinali, oltre che una conoscenza delle dinamiche di questo particolare settore del mondo del lavoro.

Con una metafora, possiamo pensare al processo selettivo come lo strumento che, come in un videogioco, vi dà la possibilità di raccogliere indizi e alla fine “mettere insieme i pezzi” ricercando, nel rispetto della diversità e dell’unicità di ognuno, il “medico ideale” per ogni contesto.

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