Nella nostra ultima storia di consulenza vi abbiamo raccontato il percorso selettivo svolto per trovare il nuovo CFO di Gruppo Caviro, azienda leader nel settore vitivinicolo. La selezione, condotta quasi interamente nel periodo dello scorso lockdown, ha visto i referenti di Caviro e i consulenti di SCR attivi nel riprogrammare le attività per gestirle a distanza, al fine di raggiungere comunque l’obiettivo nei tempi previsti e in totale sicurezza.

Il percorso si è concluso con l’inserimento di Cristian Maioli, professionista nel settore finanziario, che più di tutti ha dimostrato di poter incarnare i valori di Gruppo Caviro e di possedere le competenze relazionali e manageriali necessarie per guidare il team e l’azienda nel processo di cambiamento.

Entrato in azienda da poco più di un mese, l’abbiamo incontrato per chiedergli quale è stata la sua percezione, da candidato, del percorso selettivo svolto a distanza e per approfondire quali sono le competenze richieste ad un CFO nel mondo del lavoro di oggi.
Ecco come ci ha risposto.

Raccontaci qualcosa del tuo percorso: come sei diventato CFO?

Il mio percorso iniziò durante un periodo universitario ben preciso. Ero al secondo anno di Economia e Commercio a Forlì e l’allora Docente del corso di Revisione Contabile, Giorgio Rusticali, mi fece appassionare così tanto alla materia che decisi di provare ad entrare in una Big 4. Dopo essermi laureato iniziai la mia avventura in PwC a Bologna dove ho ottenuto grandissimi risultati sia professionali che personali, in particolare su molte tematiche legate all’amministrazione finanza e controllo e nella gestione delle risorse. Per me l’esperienza in revisione è stata come un master retribuito, in quanto sono riuscito ad assimilare tantissimi concetti in poco tempo. Con il passare degli anni (precisamente 5) però capii che la vita da consulente non faceva per me in quanto spesso ero fuori casa e non riuscivo a stare con la mia famiglia e perché a me piaceva e piace tutt’ora vivere l’azienda in tutti i suoi aspetti sia positivi che negativi. Dopo questa parentesi da consulente infatti decisi di intraprendere un percorso con un obiettivo ben preciso nel medio termine, quello di diventare CFO. Iniziai così la mia esperienza da Financial Controller in una Società controllata da una multinazionale inglese, dove ero il referente per l’area amministrazione finanza e controllo. L’esperienza è stata molto stimolante in quanto insieme al dipartimento Finance centrale ho implementato tutto il sistema di reportistica con un focus importante anche sul business. Successivamente ho ricoperto vari ruoli in multinazionali del settore della moda con una visione a 360 gradi su tutta l’area amministrazione finanza e controllo che hanno ulteriormente arricchito le mie competenze. Credo però che l’esperienza in PwC sia stata quella che più mi ha formato sia in termini di soft che di hard skills.

Conoscevi già SCR? Come sei arrivato a loro?

Conoscevo già SCR, ma nello specifico ho applicato all’annuncio da LinkedIn, mezzo attraverso il quale sono arrivato a SCR. Utilizzo questo strumento in primis per sviluppare una rete professionale, ma nel caso specifico per cercare una nuova posizione lavorativa.

Questa selezione si è svolta in un periodo particolare, durante il lockdown: come è stato partecipare ad un percorso selettivo a distanza?

Credo che SCR abbia gestito in maniera impeccabile la selezione in un periodo storico così particolare. La gestione delle interviste nella prima fase è stata ottimale.

Inoltre quello che più mi ha colpito è stata la puntualità dei feedback ricevuti, dopo i primi colloqui in azienda. Sembrano banalità ma spesso non si ricevono riscontri costruttivi e si perde la fiducia negli Head Hunter.

Durante tutto il percorso selettivo sono stato puntualmente aggiornato sullo status della mia candidatura e questo non ha fatto altro che incrementare la mia stima professionale nei confronti di SCR. Secondo me va dato merito anche a Caviro, in quanto ho percepito sin dal primo colloquio in azienda, che avevano le idee molto chiare e per questo non si sono creati tempi morti durante la selezione.

Parliamo ora della tua professione: cosa significa essere CFO oggi? Quali sono le competenze soft che occorrono?

Negli ultimi anni il ruolo del CFO si è evoluto passando da “uomo dei numeri” a vero e proprio business partner, il quale contribuisce alla strategia aziendale. Secondo me questa figura oggi, oltre ad avere consolidate hard skills, deve avere capacità relazionali, comunicative ed essere versatile soprattutto in questo periodo storico dove la digitalizzazione è un elemento fondamentale. Proprio per questo oggi occorre avere conoscenze anche IT per gestire un processo di trasformazione digitale.

La comunicazione inoltre è molto importante in quanto è l’unico strumento per costruire un team capace di seguire le tue idee.

Secondo me un CFO deve essere in grado di motivare i propri collaboratori attraverso una comunicazione aperta, spiegando il perché viene fatta una determinata cosa, attraverso la responsabilizzazione rispetto al compito che è stato loro affidato e attraverso la crescita personale. In questo ruolo saper delegare è una delle competenze fondamentali. È importante infatti distinguere da ciò che si è in grado di fare a ciò che si è in grado di gestire o controllare. La delega inoltre è un mezzo indispensabile per motivare le persone, perché le responsabilizza sui compiti e sugli obiettivi.

Lasceresti un consiglio a chi vuole ripercorrere le tue orme?

Il mio consiglio è quello di porsi sempre degli obiettivi sia nella vita sia nel lavoro senza i quali non si troverebbero motivazione e voglia di fare.

La cosa fondamentale è essere una “spugna” imparando ad ascoltare anche dalle persone più junior perché non si finisce mai di imparare.

È importante essere onesti e trasparenti con i propri collaboratori perché è una politica che nel lungo periodo paga sempre. Il tutto chiaramente accompagnato da una buona dose di fortuna ma come dice il detto “la fortuna aiuta gli audaci”. Per chi ambisce a questi ruoli il mio consiglio è quello di mettersi continuamente in gioco e mai accontentarsi, le poltrone vanno meritate e non scaldate.

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