Il 5 dicembre all’evento di SCR, cinque relatori affronteranno da diversi punti di vista il tema dell’azienda come “cantiere di felicità“, condividendo esperienze e strategie per migliorare l’organizzazione e la gestione delle risorse umane.

Dopo Elisa Morigi che, come ci ha anticipato nella sua intervista, parlerà di comunicazione interna, salirà sul palco Luigi Pittalis, partner della società di consulenza Brogi&Pittalis. Laureato in Economia, ha all’attivo oltre cento corsi di formazione per aziende e associazioni imprenditoriali. Nel 2004 fonda la società Brogi&Pittalis, che fornisce interventi di consulenza e programmi di formazione per migliorare i risultati dell’azienda. Dal 2012 approfondisce gli studi Osterwalder e Pigneur sul Business Model Canvas, che da allora è al centro dei percorsi che propone alle imprese.

Nel suo intervento approfondirà una particolare declinazione del Business Model Canvas, lo Human Model Canvas, di cui ci ha fornito qualche anteprima nella sua intervista.

In quali occasioni, nella tua esperienza professionale come consulente, hai avuto modo di agire su processi attinenti a ”Cantieri di Felicità” in azienda?

La consapevolezza del fatto che gli interventi della Brogi & Pittalis Srl hanno presa solo se tengono conto del benessere personale di chi spende il suo tempo in azienda è il frutto del lavoro che io e i miei soci Massimo e Flavia abbiamo fatto su di noi. Prima con un supporto esterno e poi lavorando con gli strumenti appresi, ci siamo progressivamente liberati dal ruolo che immaginavamo di dover ricoprire (dare le risposte giuste) mettendo al centro della nostra azione una causa superiore al successo delle imprese che assistiamo (assicurare il futuro dell’impresa).
Lavorando con le PMI, incontriamo spesso imprenditori schiacciati dalla pressione che sentono sia dal basso (guidare i collaboratori) che dall’alto (chi, ad esempio, ha voluto che assicurassero la successione nell’azienda di famiglia). Il cantiere della loro felicità è quindi fondamentale per far loro comprendere gli effetti che il benessere delle persone con cui lavorano può generare. Un lavoro che procede sempre in parallelo sui due fronti, perché se non hanno evidenza della qualità dei risultati, da bravi imprenditori tendono a dubitare del metodo.

Solitamente si parla di Business Model Canvas, da dove arriva l’idea di un “Human MC”?

Il World Economic Forum stima che l’85% dei mestieri che faremo nel 2030 deve ancora essere inventato. Rispetto ad andamenti economici e caratteristiche della domanda che si sono manifestati in maniera prevedibile fino allo scorso secolo, viviamo oggi un’epoca in cui le aziende devono mettere in discussione il modo con cui fanno business in maniera rapida e coraggiosa, coinvolgendo le persone che vi lavorano in quanto portatrici di esperienze e idee.

Per chiedere alle persone di inventare il loro lavoro di domani le aziende dovranno offrire loro una Proposta di valore che meriti un impegno di questa natura.

Definire in azienda il sistema con cui si acquisisce, genera e trasferisce valore a chi ci lavora è possibile usando lo Human Model Canvas, un modello che consente di visualizzare in maniera chiara e sistemica su quali aree è possibile e necessario intervenire per assicurare alle collaborazioni in essere e a quelle che devono iniziare le maggiori probabilità di successo.

Cosa intendi per “proposta di valore”?

Le aziende sono molto concentrate su ciò che sanno fare bene, magari da molto tempo. Purtroppo grazie al motto “si è sempre fatto così” ci sono (ex) imprenditori che ancora si domandano come sia stato possibile uscire dal mercato in pochi mesi. Questo succede perché i clienti, che sono anzitutto persone, non vogliono ciò che l’azienda produce, magari meglio di chiunque altro e con soluzioni all’avanguardia, ma quello che possono farci. Dimenticarsi di focalizzare l’attenzione sui problemi che un prodotto o un servizio è in grado di risolvere è il principale errore che possiamo commettere in un mondo dove la comparazione è semplice, rapida a accessibile.

I vantaggi che generiamo, le attività che i nostri clienti possono (smettere di) fare grazie a quello che noi gli rendiamo disponibile sono le vere ragioni su cui dobbiamo riflettere, per capire quale sarà il prossimo problema del cliente, e non la soluzione “geniale” ad un’esigenza che magari esiste solo nella nostra testa.

E siccome i clienti, come le persone, non sono affatto assimilabili come vorremmo credere, occorre concepire più proposte di valore, una per ognuno di loro.
Immaginare che i nostri collaboratori siano i nostri clienti significa pensare alla proposta di valore aziendale concentrandosi su ciò che potrebbe, ad esempio, portarli ad essere fieri di lavorare insieme a noi. Trovare le ragioni per cui potrebbero avere voglia di parlare bene del loro luogo di lavoro, che per loro quasi sempre coincide con i colleghi più vicini (il capo diretto anzitutto) e non con mission aziendali quasi sempre troppo astratte. Tutto questo in un sistema che, è bene ricordarlo, vede oggi alcune regioni d’Italia come territori dove le aziende che competono oggi per assicurarsi competenze tecniche dovranno essere in grado di attrarre persone sulla base di competenze orizzontali, quei soft skill indispensabili alla gestione del cambiamento, caratteristiche possedute da persone che sono in grado di valutare la proposta di valore aziendale in maniera rapida ed efficace, sulla base di parametri che non sempre le aziende sono disposte ad accettare oppure, più semplicemente, che ignorano del tutto.

Esprimi il tuo interesse a partecipare a “Cantieri di Felicità”,
scrivendoci a info@scrconsulenza.it 

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