La necessità di ridurre al minimo i contatti interpersonali e chiudere gli spazi di lavoro condivisi, per contrastare la diffusione del Covid-19, ha riportato all’attenzione di aziende e professionisti il tema dello smart working. Se prima questa modalità era ancora poco diffusa soprattutto sul territorio italiano, con il 48% dei lavoratori coinvolto in progetti di smart working e solo il 16% delle PMI che mettevano in atto iniziative di questo tipo (dati del 2019), l’emergenza attuale ha costretto le aziende a ripensare gli spazi e le modalità di lavoro.
Ma lavoro da remoto non è necessariamente sinonimo di smart working: ci sono infatti varie modalità di sfruttare gli strumenti tecnologici e digitali per portare avanti la propria attività, ognuno con caratteristiche differenti in base al grado di flessibilità e mobilità che il collaboratore ha nella scelta di spazi e tempi di lavoro.
Scopriamoli insieme.
Telelavoro, smart working e nomadismo digitale a confronto
Negli anni si sono moltiplicate le aziende che hanno messo in atto modalità più o meno evolute e strutturate di lavoro a distanza, ottenendo numerosi benefici per l’impresa e per i collaboratori.
Per approfondire l’argomento, leggi “Smart Working: il lavoro intelligente”
Negli anni, si sono delineati vari tipi di lavoro da remoto, i più comuni dei quali sono il telelavoro, lo smart working e il nomadismo digitale. Ma quali sono le loro caratteristiche? E in base a cosa si differenziano?
Cerchiamo di rispondere a questa domanda sintetizzando gli elementi principali di queste modalità di lavoro.
Per telelavoro, diffuso negli anni ’70 grazie allo sviluppo delle tecnologie informatiche, si intende un lavoro che si svolge a distanza dalla sede centrale dell’azienda. I teleworkers lavorano prevalentemente da casa o da una filiale dell’ufficio grazie alla tecnologia. Il datore di lavoro ha l’obbligo di eseguire ispezioni per assicurarsi la regolarità nello svolgimento dell’attività e che l’orario di riposo venga rispettato (obbligatorio un riposo per 11 ore consecutive ogni 24 con astensione lavorativa da mezzanotte alle 5).
Lo smart working rappresenta un’evoluzione naturale di questo sistema, che però acquisisce maggiore mobilità e versatilità nella scelta degli spazi e dei tempi di lavoro: non è più infatti necessario definire un luogo fisico fisso, ma è possibile lavorare ovunque si possa portare un computer, tablet o smartphone e sia presente una connessione wi-fi; in questo caso, quindi, anche una biblioteca, un bar o persino la sala d’attesa dell’aereoporto possono diventare luoghi adatti a portare avanti il proprio lavoro. Anche le tempistiche godono di maggiore flessibilità: l’orario e il monte di ore lavorative è deciso liberamente dal professionista, che ha solo la responsabilità di raggiungere l’obiettivo prefissato dall’azienda, nei tempi e nelle modalità che gli sono più congeniali.
La nuova frontiera del lavoro a distanza è rappresentata dal nomadismo digitale. Questo rappresenta un approccio individuale al lavoro da remoto, che si lega strettamente con uno stile di vita indipendente da una posizione geografica specifica. Questa modalità di lavoro è adatta a tutti coloro che desiderano staccarsi da un luogo fisso per poter vivere ovunque nel mondo e ciò include sia persone che viaggiano da un posto ad un altro sia coloro che rimangono stanziali in un luogo per un tempo più lungo; in generale, il nomade digitale si sposta quando sente che la vita lo porta a cambiare luogo e, grazie ad un’approfondita conoscenza delle piattaforme digitali e alla capacità di lavorare ovunque senza perdere in efficienza ed efficacia, riesce a portare la propria attività professionale con sé.
Anteprime sul futuro del lavoro a distanza
Queste nuove modalità di lavoro da remoto ci mostrano chiaramente come le tecnologie stiano trasformando il mondo del lavoro. La situazione di emergenza attuale, che ha portato molte più aziende e professionisti a sperimentare soluzioni di telelavoro o smart working, darà inoltre un’ulteriore forte spinta ad un fenomeno già in atto. Ciò creerà la necessità di rivedere i modelli e i processi organizzativi, le modalità di condivisione delle informazioni, le competenze richieste e le stesse strutture aziendali, alla ricerca di modi sempre più efficaci di superare le distanze fisiche.
Siamo quindi solo all’inizio di una nuova stagione nel mondo del lavoro, dove gli strumenti digitali e di information technology avranno un ruolo più fondamentale che mai.
Possiamo allora vedere l’emergenza Covid-19 come un’occasione per iniziare a sperimentare nuovi strumenti e soluzioni, ad allenarci nel cambiare il modo di intendere il lavoro, a comprendere come cambiare modalità di lavoro senza perdere in efficienza. Questo è un momento fondamentale per aziende e professionisti per prepararsi, in maniera proattiva, al mondo del lavoro che verrà.
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