Alle prime luci dell’alba, con la quarta fetta di panettone tra le mani, un bicchiere di prosecco mezzo vuoto e un bicchiere di latte pieno che mi guardano malinconici sul tavolino, percepisco una strana sensazione, come se, da un momento all’altro, qualcuno dovesse bussare alla porta e dirmi che ormai non c’è più tempo. Allora l’illuminazione: mi alzo di scatto, inciampo, mi rialzo e corro verso il calendario. Mancano poche ore al venticinque dicembre e non ho ancora scritto nulla a Babbo Natale.
Io non so se lui esista, o sia mai esistito. Se lavora per la Coca-Cola, o se in realtà, dopo una grandissima esperienza come direttore di Supply Chain, sia diventato il fondatore di Amazon. Quello che la mia mente dà per certo, è che, anche alla mia età, non si è mai troppo grandi per cercare un po’ di conforto e speranza anche in ambienti poco convenzionali.
Allora mi metto in assetto da lavoro: penna alla mano, pantofole ai piedi, un maglione rosso con le renne di quattro taglie più grande e un vecchio CD dei Tool per creare la giusta atmosfera.
Caro Babbo Natale…
quest’anno sono stato bravo e ho fatto felici diverse aziende, ma soprattutto tanti talenti meritevoli. Ci sono state mille, ma anche duemila, difficoltà che, in un modo o nell’altro, ho superato grazie anche all’aiuto dei colleghi.
Però, ecco, se vuoi proprio darmi una mano e facilitare alcuni passaggi cruciali delle mie attività avrei giusto un paio di richieste:
- candidati puntuali ai colloqui di lavoro
- la scomparsa degli annunci civetta che screditano il lavoro di noi professionisti
- l’obbligo di lettura delle offerte di lavoro fino alla fine. E per “fino alla fine” intendo ultima riga compresa
- aziende lungimiranti che, oltre al titolo accademico, guardino le potenzialità.
In cambio prometto un po’ di sana autocritica e impegno nel mio lavoro.
Come sempre, grazie per l’ascolto.
Ah, ti allego anche il mio curriculum, sia mai che si dovesse liberare un posto come Elfo aiutante.
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