Nella nostra ultima storia di consulenza vi abbiamo presentato MaxItalia, azienda simbolo dell’eccellenza del Made in Italy nella produzione di materassi e letti tessili.
La famiglia Ravaglia, proprietaria dell‘azienda, ha richiesto la collaborazione di SCR spinta dalla volontà di unire, ai miglioramenti in termini di tecnologie e macchinari, anche una maggiore strutturazione dell’azienda e una crescita delle risorse al suo interno. È stata cosí avviata una riorganizzazione interna con l‘obiettivo di creare una reale sinergia tra lavoratore e organizzazione.
Abbiamo deciso di approfondire questo percorso con Paolo Ravaglia, titolare dell’azienda, che ha risposto così alle nostre domande.
Quali sono le considerazioni che hanno spinto MaxItalia ad aprire un confronto con SCR per analizzare le dinamiche organizzative della società?
L’idea di chiedere un appoggio ad una società specializzata nella consulenza, in particolare rivolta a supporto ed aiuto nell’organizzare le compagini aziendali, è nata da Pietro Ravaglia, fondatore di Maxitalia. Io e Claudia, figli e soci dell’azienda, abbiamo sposato subito questa iniziativa e da quel momento è nato un percorso che dovrebbe portare a raggiungere degli obbiettivi stabiliti: far crescere l’azienda sia in termini di fatturato, ma anche di qualità dei prodotti proposti.
Con quali nuove consapevolezze MaxItalia ha iniziato a lavorare sul proprio team e sulla comunicazione interna?
Da una guida centralizzata ed unica (“il padrone”) basata sulle dinamiche ed esigenze famigliari, dove tutti fanno tutto, abbiamo iniziato a stabilire e delineare un percorso mirato e condiviso e soprattutto individuando le singole responsabilità e le competenze che ogni collaboratore deve manifestare. Tutti uniti verso un obbiettivo comune: la soddisfazione del cliente.
Il settore in cui opera l’azienda è molto competitivo e non è facile ottenere risultati di eccellenza come quelli che MaxItalia ha conseguito: come descriverebbe in poche parole questo percorso fatto, prima di tutto, di scelta dei giusti obiettivi che un’impresa dovrebbe porsi davanti?
Il settore di appartenenza è molto concorrenziale e tanti sono i competitor, ma la forza di una azienda come Maxitalia sono le persone che ne fanno parte, l’unione e la consapevolezza di avere un team molto compatto e tenace permette di percorrere strategie nuove e vincenti. Il cambiamento che il mercato ha imposto negli ultimi anni ha fatto sì che si creasse una forte selezione, in particolare per quelle aziende che rimangono ingessate a metodologie statiche e rifiutano confronti e nuove collaborazioni.
A volte i pregiudizi frenano le innovazioni, ci vuole coraggio anche nell’essere collaboratore e dipendente, non è solo il “padrone“ a “tirare il carro”, ma il lavoro continuo di gruppi di persone che con le loro competenze e passioni alimentano tutti i giorni il lavoro e spingono a seconda degli obbiettivi stabiliti e condivisi.
Quanto conta il fattore del “tempo” in un percorso di cambiamento aziendale, all’interno di uno scenario di mercato sempre più veloce?
La forte tecnologia e la digitalizzazione offrono grandi possibilità se viste in senso positivo, ma possono essere fatali per chi non le accetta o le rifiuta, rifugiandosi in giustificazioni che sono solo frutto di non voler impegnare le risorse per conoscerle meglio e applicarle in modo giusto e mirato.
A volte ci vogliamo autoconvincere che il nostro settore di appartenenza è ancora ancorato a vecchie tradizioni e vecchi sistemi e che ogni tipo di cambiamento sia inutile perché non porta risultato, in questo modo ci solleviamo dagli impegni e dalle responsabilità.
Sono convinto che bisogna provarci e cercare di trovare soluzioni e strategie giuste, anche sbagliando e correggendo poi gli errori, ma bisogna comunque muoversi, il mercato non ci aspetta.
Secondo lei, in che senso dovremmo considerare innovativa un’azienda tradizionale come MaxItalia? E quanto influisce il marchio “made in Italy” sui vostri prodotti per il riconoscimento di un tale livello di eccellenza, a cui accennavamo prima?
Certo che Made in Italy è un marchio importante di cui poterci fregiare, ma dobbiamo non essere eccessivamente auto referenziali (“narcisi e cullarci negli allori”), bisogna guadagnare sul campo ogni giorno la qualità di veri Italiani e dobbiamo spendere queste doti in maniera sincera e garantita dai fatti e non solo da etichette.
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