Dal Rapporto 2017 sulle Libere Professioni è emerso come l’Italia sia al primo posto tra i Paesi europei per numero di freelance, che rappresentano il 5 per cento della forza lavoro, con un totale di 1,5 milioni di iscritti all’albo, ovvero 24 ogni mille abitanti. E queste cifre, nell’immediato futuro, non faranno che crescere: ogni anno, infatti, sono circa 250mila le persone che decidono di intraprendere la strada della libera professione, con un aumento del 22%.
Questi dati, in un Paese dove le aspirazioni lavorative sono sempre state basate sul “mito del posto fisso”, ci pongono di fronte ad un cambiamento in atto non solo nel mercato del lavoro, ma anche nelle aspettative e nella mentalità dei nuovi professionisti.
Fino a qualche anno fa, lavoro era sinonimo di un impiego a lungo termine all’interno di una grande e soprattutto solida azienda o, meglio ancora, nel settore pubblico; un’organizzazione, insomma, capace di fornire delle certezze e di regalare al lavoratore quella rassicurante consapevolezza di avere sempre un posto fisso, dal primo giorno di lavoro fino al pensionamento, a volte anche circondati dagli stessi colleghi.
Lavorare significava prima di tutto trovare stabilità e sicurezza
e la realizzazione professionale di una persona passava soprattutto dalla conquista di un contratto a tempo indeterminato che fornisse una base solida su cui poggiare gli altri traguardi della propria vita, come la costruzione di una famiglia.
Ma il vento sta cambiando.
La maggiore instabilità del mercato del lavoro negli ultimi anni, che ha avuto il suo culmine nella crisi economica del 2008, ha spinto le aziende ad avvalersi in misura maggiore delle collaborazioni di professionisti a partita iva, che rappresentano un’utile risorsa ma con un minore costo per l’azienda; dall’altro lato, molti professionisti si sono inseriti o ricollocati nel mercato del lavoro come freelance, per avere maggiori opportunità professionali.
Di pari passo a questo importante fenomeno, che approfondiremo in un prossimo articolo, si sta verificando però anche un cambiamento nelle aspettative di alcune categorie di lavoratori, che non vedono la libera professione come un obbligo dettato dalle condizioni del mercato ma come una precisa scelta di vita.
Scopriamo quali sono le caratteristiche di questi nuovi liberi professionisti.
I professionisti di oggi, tra nuove competenze e nuove esigenze
Le trasformazioni tecnologiche degli ultimi anni stanno facendo nascere nuovi profili professionali basati sulle competenze acquisite sul campo o grazie a corsi specializzati, più che frutto di una formazione scolastica specifica. È questo il caso di sviluppatori di app, influencer, esperti di digital marketing, copywriter e grafici, professionisti che sono riusciti a ritagliarsi uno spazio nel mercato del lavoro specializzandosi sull’utilizzo di mezzi e strumenti innovativi ed altamente tecnologici.
I nuovi lavoratori non sono più alla ricerca di un posto fisso, ma decidono di prestare i loro servizi a diverse aziende, con cui collaborano come freelance.
Questa tendenza non riguarda solamente gli ambiti altamente tecnologici; anche in settori più tradizionali, come quello estetico e della cura del corpo, alcuni specialisti di macchinari innovativi scelgono di non legarsi ad un’unica azienda ma di costruirsi una fitta rete di collaborazioni.
I diversi percorsi di carriera sono stati inizialmente visti in maniera negativa, sinonimo di una forma di precariato in cui alla persona non vengono più garantite le tutele e i benefit propri dei rapporti di lavoro più tradizionali.
Se all’inizio la mancanza del telefono aziendale o dell’assicurazione sanitaria erano percepiti come una privazione, oggi hanno però perso di importanza e sono considerati semplici strumenti di lavoro.
Ciò che viene considerato benefit riguarda invece una maggiore quantità di tempo libero, la possibilità di lavorare in remoto (smart – working) o la possibilità di accrescere le proprie competenze lavorando su diversi progetti, vantaggi forse meno tangibili ma di fondamentale importanza per questi nuovi lavoratori, che riescono a trovare risposta a queste loro esigenze proprio nella libera professione.
I professionisti chiedono, le aziende… rispondono?
Il trend fortemente in crescita dei libero professionisti ci indica la velocità di questo cambiamento nella concezione del lavoro, trasformazione che però non sta ancora trovando risposta nelle aziende, molte delle quali restano strettamente ancorate ad una concezione di lavoro che prevede la centralizzazione delle responsabilità, la mancanza di delega e l’obbligo della presenza fisica sul luogo di lavoro.
Questo si scontra sempre di più con nuovi professionisti che fanno delle loro competenze e della flessibilità il proprio biglietto da visita e che sono alla ricerca di responsabilità, crescita professionale e di una sempre maggiore autonomia nell’organizzazione dei propri tempi e spazi di lavoro, per conciliare al meglio lavoro e vita privata.
I risultati di questo cambiamento iniziano già a vedersi:
alcune aziende stanno modificando la propria organizzazione che diventa sempre più fluida, con una maggiore diffusione delle responsabilità e meno basata sulla presenza fisica nello stesso luogo di lavoro.
Ciò potrebbe portare non solo alla nascita di nuove professioni, che sfrutteranno i moderni strumenti e tecnologie, ma anche alla creazione di nuove forme di contratto e collaborazione che permetteranno di avvicinare sempre di più le esigenze del libero professionista e le richieste dell’azienda.
E in futuro, chissà, anche l’insegnante della scuola pubblica potrà essere freelance.
A gennaio affronteremo l’argomento dall’altro lato della medaglia, approfondendo la prospettiva di chi è libero professionista per la necessità di collocarsi in un mercato del lavoro caratterizzato da maggiore complessità e instabilità.
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