Oscar Wilde qualche tempo fa disse:

Non c’è mai una seconda occasione per fare una buona impressione la prima volta.

Come potremmo calare questo celebre aforisma nella complessità del momento storico che le aziende stanno attraversando ora? Qualcuno potrebbe nell’immediato drizzare le orecchie e asserire “Ecco, qua si finisce per guardare solo alle apparenze e la sostanza non è importante”. Diciamo che chi ad ogni titolo oggi opera in azienda o spera di lavorarvi, non può non considerare questo. Ma proviamo a vedere qualche esempio.

Il candidato che desidera ottenere il posto di lavoro: in fase di colloquio sarà sicuramente importante per lui/lei sapere raccontare in modo esaustivo il proprio percorso professionale, le proprie competenze, ma altrettanto importante sarà curare quei veloci istanti nel presentarsi nei quali inevitabilmente qualcosa passerà di lui/lei al selezionatore attraverso non soltanto l’abbigliamento, ma anche il modo di porsi, di stringere la mano solo per fare alcuni esempi.

Approfondisci come fare una buona impressione al colloquio di lavoro

La receptionist che accoglie il fornitore/cliente. Magari l’azienda ha investito molto per avere un sito all’avanguardia, per una campagna marketing innovativa ed eccoci aprire quella porta e davanti ritrovarci un mobilio dal design all’ultimo grido, il tavolino con le riviste di settore, le piante curate, un ottimo profumo nell’ambiente. Dopo qualche metro su di un pavimento scintillante arriviamo alla reception e ci troviamo davanti una persona che con fare indaffarato ad un certo punto alza lo sguardo e con un’espressione monolitica ci dice : “Prego”. Sicuramente questo sarà solo uno dei piccoli particolari, ma che comunque desterà la nostra attenzione e sul quale ci faremo un’idea dell’azienda.

E al telefono? Quanto conta la prima impressione? Tutto passa solo dalla voce, dal tono che si utilizza e dalle cose che si dicono. Non vediamo l’interlocutore e tutto è ancora più veloce e spietato.

Il candidato che ha inviato ormai moltissimi curricula. Squilla il telefono, risponde e con fare supponente dice “ Sa ne ho inviati talmente tanti che non ricordo proprio di quale posizione si tratti”. Certamente il momento non è dei più semplici, ma cosa potrebbe pensare secondo voi un selezionatore sia dal tono usato, che dalle parole dette?

E l’azienda? Andiamo per fasi. Ormai siamo lontani per fortuna dal nostro familiarissimo e tradizionale “pronto” che ci ha accompagnato dal dopoguerra fino a quasi i giorni nostri. Si è soliti utilizzare la formula “Pincopallo (nome azienda) Buongiorno (“sono Maria” presentarsi è a discrezione della “mission”, si usa così dire in azienda). Sul contenuto potremmo quindi dire di avere fatto progressi ma sul tono? Alle volte quelle due parole risuonano di “Sto facendo altro, proprio ora dovevi chiamare?”, “Sono un filtro spietato e chiunque tu sia preparati”, “Sarà l’ennesimo rompiscatole”.

La prossima volta mentre chiamate qualcuno provate ad immaginare l’espressione che sta facendo mentre vi risponde, scommetto che in soli pochi casi potreste affermare che sorride.

Certo non è questo che cambia il mondo, ma che crea una buona prima impressione dell’azienda anche.

Gli esempi fatti desiderano farci riflettere su come per le nostre aziende e per tutti i professionisti che vi operano, nell’ottica di stare sul mercato, di crescere e potere così continuare ad investire, sia importante tenere in considerazione e curare anche quei dettagli che possono contribuire a valorizzare davvero i nostri prodotti/servizi, rendendoli non solo qualitativi, ma anche un po’ “speciali”.

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