Continua il viaggio della “Scuola per Equilibristi Sognatori“, il percorso dedicato a manager e imprenditori che cambia i paradigmi della formazione manageriale, lavorando sullo sviluppo delle “competenze del profondo” attraverso esperienze uniche e strumenti inusuali ed evocativi.
A marzo, si aprirà il sipario sul tema del Coraggio: il coraggio di prendere decisioni difficili, il coraggio di cogliere le opportunità che si presentano, il coraggio di portare il cambiamento in se stessi e nella propria azienda. Il coraggio, persino, di salire su un palcoscenico!
L’appuntamento di marzo si svolgerà infatti nell’originale e suggestiva location del Teatro Binario a Cotignola (RA), così chiamato perchè è sorto proprio in un’antica stazione ferroviaria. In due giornate intense di formazione ed esperienza diretta, i partecipanti avranno la possibilità di mettere in scena due parti di sè, il proprio guerriero coraggioso interiore e la propria parte più arrendevole, imparando a conoscerle, ascoltarle e farle dialogare.
Attraverso la tecnica del Voice Dialogue – letteralmente “dialogo delle voci” – avranno la possibilità di mettere in contatto queste due parti di sè e unirle, perchè possano guidarli nelle scelte complesse della loro vita.
A guidarli in questo percorso – e ad aiutarli anche a superare un naturale timore quando si parla di palcoscenico e rappresentazioni teatrali – sarà la bravissima Federica Vignoli, Counselor Voice Dialogue e scrittrice. In questa bella intervista, Federica ci spiega cosa si intende per “Voice Dialogue” e condivide con noi l’importanza, per imprenditori e manager, di sviluppare un’abilità che spesso si considera solo innata: il coraggio.
Scopri tutte le tappe della formazione manageriale 2023 “Scuola per Equilibristi Sognatori”
Leggendo la tua biografia, abbiamo notato che sei “Counselor Voice Dialogue”, un ruolo molto particolare: ci spieghi in breve di cosa si tratta?
Certo. Con il termine Counselor si definisce un’attività professionale volta a facilitare l’emersione di risorse interiori, spesso sconosciute, di una persona che si trova in un momento di difficoltà, personale, familiare o lavorativo. Il principio di base è che ognuno ha in sé le potenzialità per affrontare gli ostacoli, quindi il modo migliore per portare aiuto non è dire all’altro cosa deve fare, ma guidarlo verso una maggiore consapevolezza delle proprie capacità.
L’obiettivo non è quindi “guarire” la persona, come può essere in una psicoterapia, ma favorire nuove visioni di sè, in modo da aprire sul problema nuove prospettive e nuove strategie di intervento.
Per Voice Dialogue invece si intende un metodo specifico di fare counseling, poiché oggi ne esistono veramente tanti e relativi ad altrettante scuole di pensiero. Si fonda sul principio della natura poliedrica della personalità: a chi non è mai capitato di sentirsi ora forte come un guerriero ora fragile come un bambino? Ora goffo ora attraente?
I tanti “volti”, “aspetti” o “sè” interiori che ci contraddistinguono indirizzano il nostro comportamento in modo pressochè automatico, creando spesso blocchi, ripetizioni e conflitti; conoscerli e fare chiarezza sulle loro modalità aumenta la coscienza di sé, scioglie tensioni, allarga le possibilità di scelta e rende più padroni di sé.
A marzo, condurrai come formatrice la terza tappa del percorso formativo “Scuola per Equilibristi Sognatori” di SCR, dal titolo “Coraggio, si va in scena!”: cosa ti ha interessata di questo progetto?
Trovo il progetto coraggioso (a proposito di coraggio) e all’avanguardia.
L’imprenditore è solitamente e giustamente tutto focalizzato sul business, le sue leggi, le leggi di mercato, i clienti, i risultati etc., deve necessariamente essere proiettato sul fuori da sé, tanto che spesso, in un eccesso di questo, perde il contatto con sé, a volte si identifica completamente con la sua azienda, con grande sofferenza di molte parti di lui.
Sono certa che offrirgli la possibilità di portare nel suo mondo ambiti come le emozioni, l’intuito, l’introspezione, il dentro di sè , possa essergli di grande arricchimento, ampliando visioni e orizzonti e portando un maggiore equilibrio interiore ed esteriore.
È un’operazione che farà bene all’individuo imprenditore, ma in senso più ampio anche alla cultura imprenditoriale italiana, che è vero che negli ultimi decenni si è aperta a lavori relativi al potenziamento delle capacità umane, ma, a mio parere, è generalmente ancora lontana dal fare impresa con l’anima. Anima intesa come la parte più intima di ognuno di noi, intuitiva, creativa, sensibile, saggia. Ecco, questo progetto apre una porta sull’anima.
Dovrebbe essere fatto non solo per gli imprenditori, ma anche per altre categorie: sono da sempre molto convinta che se l’anima fosse riconosciuta ed entrasse maggiormente nella vita collettiva, il mondo sarebbe migliore, pertanto sono da sempre impegnata ad andare in questa direzione. Una Scuola per Equilibristi Sognatori non poteva che essere nelle mie corde.
Il tema della giornata è il coraggio: secondo te, perché il coraggio è un’abilità importante per manager e imprenditori di oggi?
Il coraggio è quella forza d’animo che ci fa affrontare insidie, pericoli e difficoltà coscienziosamente e senza sbandare. Come evocato dalla parola stessa che contiene la radice latina cor, cuore, il coraggio è lì che ci riporta, è da lì che scaturisce, come la passione, come l’amore.
Non è incoscienza, temerarietà, disprezzo del pericolo, non è assenza di paura, ma è una forza propulsiva che scaturisce dal dialogo con la paura, ciò che ci permette di attraversare paludi fiduciosi e al contempo attenti.
Fermo restando che è un’abilità importante per tutti e per il percorso di vita in generale, agli imprenditori ne serve sicuramente un dosaggio maggiore rispetto ad altri e probabilmente agli imprenditori di oggi più che a quelli di ieri, agli imprenditori italiani più che a quelli di diversi altri Paesi.
Oltre al normale carico di responsabilità che comporta generalmente il fare impresa, oggi si aggiunge quello di una situazione storica, politica, economica, sociale e ambientale molto instabile, in veloce trasformazione, con grandi criticità, ma anche con grandi opportunità nuove, sconosciute, da riconoscere e percorrere. La piccola-media impresa italiana, ossatura portante dell’economia del paese, fenomeno raro e famoso nel mondo, oggi è messa a dura prova dal dilagare del fenomeno antagonista della globalizzazione e da politiche negli ultimi anni non sempre favorevoli.
In senso lato l’imprenditore di oggi, oltre che occuparsi del suo business, penso abbia il compito di salvaguardare in qualche modo un’identità, un territorio, una collettività.
La giornata formativa sarà un laboratorio teatrale e prevedrà diverse attività sul palco: in che modo il palcoscenico può essere (tras)formativo e aiutarci a superare le paure?
Fin dalle sue origini la preziosa arte teatrale contiene in sé un potere trasformativo, la letteratura ci parla di catarsi, del senso di liberazione che lo spettatore provava nell’assistere alle tragedie in scena.
Questo potere trasformativo intrinseco è stato utilizzato nei più svariati ambiti e declinato in modi innumerevoli. Nnello specifico io l’ho coniugato con la tecnica del Voice Dialogue, così che il palcoscenico diventa il luogo di rappresentazione della storia che le varie parti di noi si raccontano e ci raccontano, di cui non siamo così consapevoli fino a che non ci mettiamo in ascolto.
Non solo, però, di rappresentazione della storia che, narrata dalle parti, laddove c’è un blocco, è sempre la stessa, come in un disco rotto, ma di un’evoluzione della medesima che noi stessi abbiamo la possibilità di trovare e creare nel momento in cui ci mettiamo in una posizione al di sopra delle parti.
Non possiamo superare le nostre paure soggiornandovi dentro, ma conquistando punti di vista diversi, in modo particolare conquistando la poltrona della regia, che ci permette di vedere possibilità di evoluzione prima invisibili.
Rappresentare sulla scena le nuove “possibilità di evoluzione” significa renderle tangibili, concrete, accessibili e non da ultimo poetiche, in modo che il linguaggio evocativo della metafora possa parlare anche ai livelli più sottili di chi siamo.
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