Il recruiter alle prese con gli appuntamenti

Il dramma dei rapporti tra selezionatore e candidato è dato dal fatto che entrambi osservano lo stesso orario lavorativo. Già in fase di primo contatto telefonico è necessaria una certa flessibilità da una delle due parti: o il candidato riesce ad “appartarsi” per rispondere alle domande di approfondimento, o il selezionatore deve concedere una parte del proprio tempo extralavorativo (che sia la pausa pranzo, o l’orario aperitivo) per effettuare la telefonata. Ma è nella fase in cui si comincia a negoziare la data e l’orario del colloquio che emergono le difficoltà più serie e comincia la partita a braccio di ferro.

La prima frase di rito del candidato è: “Siete aperti anche il sabato?”. La risposta negativa è spesso seguita da: “Si ma io lavoro dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 come voi”.

Come una gara a chi sbatte le palpebre per ultimo comincia la fase di negoziazione. “Qual è l’ultimo appuntamento della giornata?” “Alle 17” “Possiamo fare alle 18?” e via dicendo. La guerra può prevedere anche diverse battaglie, intramezzate da una formula di time out che suona così: “la richiamo tra poco perché devo consultare la mia agenda e vedere se posso spostare un appuntamento” (lato candidato) oppure “mi confronto con la responsabile della selezione per valutare se può essere disponibile all’orario da lei richiesto” (lato recruiter).

Quando il colloquio da concordare è via skype, i risultati di questi incastri forzati rischiano di essere: candidati che si collegano dalla toilette aziendale, con voce quasi sussurrante, oppure consulenti che con una mano mescolano la zuppa che stanno cucinando per la cena in famiglia e con l’altra accedono a skype.

Quando il colloquio si svolge invece di persona, significa che una delle due parti ha in qualche modo “ceduto” pensando al bene comune: il proseguimento dell’iter selettivo.

In generale nell’ultimo anno assistiamo ad un trend piuttosto significativo in cui i candidati hanno sempre meno disponibilità a fissare colloqui in orario di lavoro. Far quadrare le esigenze di tutti spesso richiede le stesse energie spese per trovare il candidato perfetto.

È già cambiato il modo di fare recruiting … cambierà anche l’orario in cui farlo?

Già immagino una conversazione tra amici:

“lavoro tutte le sere e nei fine settimana”

“lavori in un locale?”

“no, faccio la Recruiter”

 

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