Durante un normale pomeriggio di lavoro, dopo aver ricevuto una telefonata che aveva come argomento la paura per alcune aziende di cambiare, è stato lanciato un topic da affrontare tutti insieme: Che cos’è per te il Cambiamento?
Abbiamo iniziato, così, a collezionare risposte, alcune anonime, altre firmate, dai protagonisti dietro le quinte di SCR, su quello che è diventato il “muro dei post-it” con i contributi del proprio vissuto personale e professionale, alias un documento in condivisione su Google Drive.
Ebbene sì, ci mettiamo in gioco e proviamo a contribuire con un’azione pratica condividendo con i lettori del nostro Magazine, per passare dalla teoria nalla pratica.
Concludiamo così la (prima?) rassegna di riflessioni dedicata all’importante tema del Cambiamento dando la parola ai professionisti dietro le quinte della nostra organizzazione.
Per recuperare gli articoli che abbiamo dedicato al tema, basta cliccare sui titoli in elenco:
- La persistenza del Cambiamento
Un piano aziendale per progettarlo, sostenerlo metodologicamente e ottenerlo - Riflessioni di una Consulente: bisogna accettare la sfida
La sfida non è solo saper cambiare, ma capire quando e come farlo - Riflessioni di una Selezionatrice: credere nel cambiamento, l’azienda e il carcere a confronto
Una case history dalla Norvegia ci fa riflettere sulla capacità di cambiare le organizzazioni, più e meno complesse
Dietro le quinte di SCR: che cosa significa per te Cambiare?
“Mi guardo indietro e vedo una ragazza alla fine di un percorso universitario che frequentava i corsi InnLab a Bologna alla ricerca di se stessa, ammirava il team di docenti e mentori coinvolti, e si animava per riuscire, finalmente, a intravedere una visione del proprio futuro.
Ricordo perfettamente la data in cui tutto cambiò: ero andata a Palazzo Re Enzo all’evento di rientro in Italia degli studenti della Singularity University, era marzo 2011. Si parlava di tematiche su tecnologia, innovazione e impatti sulla vita di ogni giorno, dall’ambiente al medicale, fino all’economia e alla bioetica, che stiamo iniziando a vedere e comprendere in parte solo adesso.
Mi incazzai. Quanto tempo stavo perdendo a fare qualcosa che non esprimeva me stessa e che non mi avrebbe portata da nessuna parte.
Così decisi cosa volevo fare e il passo successivo, senza rendermene troppo conto, mentre facevo un trasloco importante, fu entrare in InnovAction Lab, un percorso extra-accademico, che mi aiutò a cambiare tutto.
Da quel giorno, la lista degli infiniti obiettivi che mi ero ripromessa di realizzare è diventata sempre più focalizzata e, rispolverarla ogni tanto, mi ha permesso di eliminare il passaggio per quei sentieri tortuosi che, di nuovo, mi portavano lontano. Di obiettivi da realizzare ne mancano ancora molti ma, con un po’ di insistenza, ne sono venuta a capo, e la strada fatta fin qui è stata luminosa, al punto che l’obiettivo in sé è scomparso e tutto è diventato viaggio di una continua evoluzione”.
[Rosanna Perrone, Resp. Digital Marketing SCR]
“Per me cambiare significa
ripensare a cosa stessi facendo in quel giorno/orario anni prima e accorgermi di quanto sono diverse le giornate
e la routine quotidiana, le situazioni in cui mi trovo, le compagnie, ma soprattutto pensare a quanto è diversa la persona che viveva quelle giornate e quelle situazioni. Ma allo stesso tempo, significa anche non potersi fermare per guardarsi solo indietro con nostalgia, ma dover sempre andare avanti, continuare a crescere e imparare, consapevole che ieri non eri la stessa persona di oggi, e oggi non sei ancora quello che diventerai domani”
[Anonimo]
“Cosa vuol dire cambiare?
Vuol dire conoscere altri aspetti di sé
, perché quando si affrontano situazioni nuove o quando semplicemente la propria routine cambia forma, ci si riscopre in vesti diverse. Si tratta di una risorsa grazie alla quale ci si evolve e ci si assesta (anche se mai definitivamente), ma si tratta anche di un rischio perché può accadere che ciò che si scopre non sempre risulta positivo: possono emergere le fragilità più profonde, le paure più grandi, il senso di inadeguatezza. Il cambiamento è un mezzo attraverso il quale si possono sfogliare le pagine della storia personale di ognuno di noi, una storia fatta di gioie ma anche di insicurezze, di vittorie e di sconfitte e proprio questo alternarsi di vicissitudini ci porta a leggerla e rileggerla, incuriositi e con la voglia di arrivare sempre alla pagina successiva.”
[Anonimo]
“Per me il cambiamento è tante cose, persone, situazioni, emozioni. Il cambiamento significa crescere, insicurezza, fare nuove esperienze, essere coraggiosi, vivere un’esistenza non convenzionale, assumersi le responsabilità, abbandonare il noto per l’ignoto, non aver paura, progredire, uscire da una zona di comfort, cambiare opinione, soffrire, migliorarsi, rischiare, essere felice.
Cambiare è la caratteristica del nostro essere vivi: scegliere di evolversi costantemente, approfondire, guardare l’altro e mettersi in discussione: questo è cambiamento! In questa sorta di movimento continuo a volte ci sono cambiamenti che non scegliamo e che ci lasciano senza fiato: se ci fermiamo un attimo comprendiamo che abbiamo tutti gli elementi per poter sostenere quel cambiamento.
A volte il cambiamento è lì che spinge e sei tu che lo rifiuti in una sorta di ostinazione da tartaruga con il suo guscio.
Che fare in quei casi? Dal mio punto di vista è solo una questione di tempo…”
[Anonimo]
“Dalla voglia di tumularsi in lenzuola e coperte, con il minuzioso intento di creare più strati per evitare che il mondo ti potesse fare del male, rimanendo in questo bozzolo a sperare che il domani sarebbe venuto e qualcuno o qualcosa ti avrebbe svegliato e dato un senso alla inutile banalità della vita. Ho voluto farmi del male, sono uscito senza protezione a scottarmi; ho gridato, pianto e sbattuto; ho cercato di seguire quella scintilla che volevo tanto essere. Non c’è stato un periodo buono, non c’è stato un periodo brutto; ho attraversato tanti momenti in cui sono mutato per essere e trovare il modo, la forma che mi appartiene.
Cambiare non mi ha permesso di diventare ciò che volevo, ma mi ha dato nuovi occhi per vedere ciò che sono;
non posso pensare che il cambiamento abbia un’unica fine, mi piace credere che sia un modo per essere costantemente, nella molteplicità della vita. Cambiare è sfidarsi per essere capace di accogliere, conoscendosi meglio”.
[Anonimo]
“Cambiamento per me è sinonimo di crisi. La crisi è insita nel cambiamento e il cambiamento non può avvenire se non passando attraverso una crisi. E per crisi non intendo quella isterica che ci può venire a volte alla fine di una lunga giornata (o almeno non solo). Per crisi intendo quella fase di passaggio in cui la nostra mente o il nostro corpo subiscono un’onda d’urto tale dall’interno o dall’esterno da essere “costretto” ad adattarsi e a mutare in qualcosa di differente. Infatti, così come il carbonio deve subire fortissime pressioni per potersi trasformare in un diamante, allo stesso modo anche l’essere umano deve passare per un momento di crisi che lo porti dal suo stato stabile ad uno instabile e che possa così favorire la creazione di qualcosa di nuovo. È proprio per questo passaggio inevitabile che a volte il cambiamento spaventa ma una volta che si è capito il meccanismo
la cosa migliore da fare è proprio andare a ricercare quei momenti di difficoltà e di crisi
, che per quanto difficili siano da affrontare ci renderanno certamente delle persone differenti da quelle che eravamo prima”.
[Anonimo]
“Normalità. Il cambiamento muove il mondo.
Cerchiamo stabilità, sicurezze e affidabilità e per riuscire ad avere tutto questo dobbiamo adattarci alla quotidianità.
Banalità. Il passo di marcia con il quale percorriamo la strada del cambiamento è fondamentale e restarne fuori, impensabile.
Sfida. Colpire sempre più forte e cavalcare la tigre del cambiamento per evitare che sia lei a dominarti.”
[Anonimo]
Ci sono cambiamenti nella vita che non scegliamo.
Paradossalmente è più facile forse adattarci ai cambiamenti che non abbiamo scelto che non decidere di cambiare. Da dove nasce la decisione di cambiare? Dalla presa di coscienza di dovere a noi stessi il tentativo di migliorare, dalla percezione e dalla sensazione che esista una parte di noi alla quale non abbiamo permesso ancora di venire alla luce. Ammettere questo non è privo di sofferenza ma è essenziale per poter immaginare, prima ancora di accettare, il cambiamento. Qualcuno diceva che per realizzare l’utopia, bisogna prima sognarla…”
[Anonimo]
“Il cambiamento è adattamento.
Che sia cercato o meno, vuol dire ripartire tutte le volte, ristrutturarsi, modificare elementi esterni o di sé. Per quanto ci permetta di capire chi siamo e cosa vogliamo, alla lunga è faticoso. È ricco, pieno, un bivio con mille diramazioni. Ma per quanto sia indispensabile o fortemente cercato, non è sempre positivo perché ti fa perdere la strada. A volte serve rimanere fermi per vedere quello che abbiamo, che vogliamo o quello che è diventato troppo o troppo stretto. E se troviamo qualcosa che non ci piace, dobbiamo pensare a come lo vogliamo cambiare prima di buttarci. Ma se troviamo qualcosa che ci soddisfa esattamente così com’è, non è necessario modificarla.
Sta a noi scegliere non tanto quando o quanto cambiare, ma come cambiare. Perchè cambiare e crescere sono due realtà che non sempre si sovrappongono.”
[Anonimo]
Cercare il cambiamento o accettare il cambiamento, perchè
non si può non cambiare.
Cambia il nostro corpo, cambia il modo di pensare, cambiano le situazioni e le relazioni. Ricordo alcuni cambiamenti importanti della mia vita, e l’indecisione, la paura, anche la sofferenza nel decidere di volerlo davvero quel cambiamento e la leggerezza una volta presa la decisione, quasi come il liberarsi di un fardello pesante che mi constringevo a portarmi dietro anche quando non mi apparteneva più. Ormai si parla tantissimo di cambiamento come unica modalità “giusta” per affrontare la vita, ma sono sicura che cambiare sia anche coltivare, coltivare quella parte di noi più fanciullesca e adolescenziale, meno pratica, più sognatrice che non riconoscevamo più nei nostri genitori e che ci faceva pensare “Non sarò mai così, non mi dimenticherò mai di quello che provo, sento, desidero adesso”. Poi crescendo ti rendi conto che a volte quella parte la stai perdendo anche tu, quindi cambiare, sì ma con salde radici nel nostro passato, nei valori che abbiamo imparato e difeso. Che cambiare alla fine non sia altro che mettere insieme i vecchi e nuovi pezzi di un puzzle che è la nostra vita?… con qualche pezzo rotto, qualcuno riparato e qualcuno nuovo che abbiamo cercato per strada e che ora fa parte del quadro
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