Oggi ho avuto un colloquio con una persona che mi ha toccato. Un colloquio di selezione come tanti, anzi per certi versi anche piuttosto semplice, dove non ho dovuto affilare le armi o mettere in campo tutte le mie precedenti esperienze per comprendere chi avevo di fronte. Davanti a me avevo una persona che si raccontava con franchezza, semplicità e senso pratico.

Dal racconto mi è stato chiaro fin da subito che non lo avrei scelto.

Mancavano i necessari presupposti di competenza tecnica rispetto a quanto necessario al mio cliente. La persona in questione però si è descritta con franchezza, ha messo a nudo le difficoltà che stava vivendo nella sua azienda che, complice l’incapacità di ridisegnarsi dopo aver perso la comoda certezza della monocommittenza, odora di bruciato da tutte le parti. Non si è mai pianto addosso questo signore durante il colloquio ma traspariva tutta la tensione e la difficoltà nel gestire le emozioni che il momento si portava appresso. Non ha mai usato l’arma della negazione del valore dell’altro per rendere meno amara una”sconfitta”, anche quando gli ho esplicitato che dal suo racconto mi era chiaro che non potevo segnalare il suo profilo.

Istintivamente gli ho comunicato subito l’esito negativo perché era chiaro e volevo essere trasparente come lui lo era stato con me.

Ho notato un moto di stizza che non credo abbia colto nemmeno la collaboratrice che era con me, tanto era impercettibile. E poi ho subito capito che la stizza seppur da me mossa, in fondo non era a me indirizzata.

Ebbene, nonostante fosse più che legittimo e comprensibile tutto il vissuto emotivo, anche la rabbia per essersi fatto 130 km e sentirsi dire no con una famiglia a casa e un lavoro che traballa, questo signore dopo mezzora dal colloquio mi ha chiamato scusandosi per l’emotività e le reazioni che immaginava di non aver ben controllato e che avrebbero potuto farmi non ben pensare di lui. Sono rimasta veramente colpita, anche perché quel gesto, la telefonata, non poteva avere secondi fini, era già chiaro l’esito negativo e i motivi.

Questo signore semplice, intelligente e sensibile è stato come un fulmine per me. Mi ha rimesso in asse, mi ha fatto capire che posso avere 1000 cose da fare, posso essere una piccola imprenditrice, dover gestire i conti e fare i conti con la gestione ma alla fine il mio lavoro è con le persone e queste meritano il massimo dell’attenzione, delle energie e della passione.

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