Nel nostro precedente articolo, vi abbiamo parlato di come sia ancora molto difficile, per le donne che lavorano in ambito sanitario, rompere il soffitto di cristallo e avere accesso a percorsi di carriera veramente equi, che permettano loro di raggiungere posizioni dirigenziali.

Nonostante la parità tra uomini e donne sia ancora uno dei punti critici del mondo del lavoro in Italia, oggi vogliamo raccontarvi di un caso di successo, ovvero di una donna medico che si è fatta strada nel mondo sanitario fino ad alti livelli. Stiamo parlando della Dott.ssa Maria Carla Gandolfi, che ha brillantemente superato il percorso selettivo con MediCare, la divisione di SCR e DoctorsWork!, ottenendo il ruolo di Responsabile della Sezione Geriatria di Istituto Auxologico Italiano, e che oggi svolge il suo lavoro all’interno del gruppo di Medicina generale endocrino metabolica, occupandosi in particolare del percorso clinico-riabilitativo del Paziente anziano fragile.

Realtà con cui si sta instaurando una collaborazione sempre più stabile e virtuosa, Istituto Auxologico Italiano rappresenta un’eccellenza nell’ambito della sanità italiana. La sua sede a Piancavallo (VB) è una struttura ospedaliera specializzata nella ricerca, cura e riabilitazione di malattie metaboliche come l’obesità, disturbi del comportamento alimentare, disordini della crescita e malattie neurologiche.

Queste patologie sono trattate con tecnologie diagnostiche e terapeutiche all’avanguardia e con la proposta di percorsi di riabilitazione di tipo multidisciplinare integrato. Le équipe specializzate assicurano il trattamento e la riabilitazione di malattie cardiovascolari, respiratorie, osteoarticolari, neurologiche, gastroenterologiche, psicologiche, e auxologiche.

Scopri di più su questa realtà, leggi “La selezione di medici per Istituto Auxologico Italiano: una sfida a 1200 mt d’altezza”

Volendo rispondere in maniera sempre più efficiente ai bisogni della cittadinanza, Auxologico ha intrapreso un progetto di costituzione di un reparto di Geriatria, con il conseguente avvio di percorsi selettivi per individuare i medici e i dirigenti di questo reparto.  Vicente è stata la grande sinergia che si è instaurata tra la Dott.ssa Gandolfi, Auxologico e MediCare, che ha permesso di  raggiungere l’obiettivo con soddisfazione per tutte le parti coinvolte.

Dopo pochi mesi dal termine del percorso selettivo, abbiamo incontrato la Dott.ssa Gandolfi per approfondire ciò che l’ha spinta ad accettare la sfida di Auxologico e per riflettere sulla situazione delle donne nel mondo del lavoro in ambito sanitario.
Ecco la sua intervista.

Sin dagli studi universitari, hai indirizzato il tuo percorso verso l’ambito geriatrico: cosa ti ha spinto a specializzarti in questo settore?

La mia formazione è avvenuta inizialmente in ambito internistico, ma già allora, ad eccezione di giovani-adulti oncologici o affetti da patologie autoimmuni, i ricoverati erano prevalentemente anziani. Il mio tutor era specializzando in geriatria e aveva una marcia in più nelle cure ed attenzioni a questi Pazienti. La possibilità di un’attenzione a 360° che non sia solo focalizzata sulle terapie per le singole patologie, ma rivolta al benessere della persona mi ha catturato al tempo degli studi universitari e non mi ha più abbandonato.

È una medicina che parla della vita, della vita quotidiana. È molto “umana”.

Oltre a Geriatria, hai conseguito anche una laurea in Psicologia Clinica e di Comunità: in che modo ritieni che gli aspetti psicologici siano legati all’ambito geriatrico? Quale valore aggiunto hai ottenuto per il tuo lavoro da questa specializzazione?

Proprio l’attenzione all’umano e, in particolare, alle sue fragilità ha bisogno di strumenti che non sono solo quelli offerti classicamente dal percorso accademico della facoltà di Medicina e Chirurgia e per questo mi sono rivolta allo studio della Psicologia. Ho recuperato qui i cardini teorici in merito all’osservazione, alla relazione, alla motivazione e al colloquio che sono fondamentali per comprendere, farsi comprendere e determinanti per l’ efficacia dell’intervento di cura.

Dopo aver superato brillantemente la selezione, sei diventata ora la Responsabile del nascente reparto di Geriatria: hai già pensato in che modo strutturarlo? Quali sono i primi obiettivi che ti poni?

Il reparto di Geriatria trova il suo vero senso all’interno di un percorso caratterizzato da diversi servizi che rispondono ai bisogni degli anziani andando dal territorio, dalla casa sino all’ospedale. La nascita di questo reparto è il primo passo in questo percorso tutto nuovo per questa realtà. Il mio incipit è da una parte leggere i bisogni della popolazione anziana e fragile di questo territorio e dall’altra conoscere e fare mie le competenze, le risorse dell’Istituto Auxologico: dalla sintesi di questi aspetti ritengo possa, poi, aver luogo questa nuova realtà del “percorso geriatrico”.

Conoscevi già l’Istituto Auxologico Italiano? Cosa ti ha spinto a candidarti per la loro opportunità?

Conoscevo già l’Istituto Auxologico per la sua fama e per aver collaborato con colleghi di Auxologico di altre specialità in ambito di PDTAR regionali e/o di ATS.

Desideravo misurami con un contesto diverso dal mio abituale, in una realtà di qualità e tradizione. Ero alla ricerca di un cambiamento di qualità.

Trovo molto sfidante partecipare alla costituzione di un progetto nuovo per questa realtà.

Per Auxologico, stiamo selezionando GERIATRI: candidati ora

Come ti sei trovata nel percorso selettivo di SCR-MediCare? Hai riscontrato differenze rispetto ad altri percorsi selettivi per professionisti dell’ambito sanitario?

Il percorso di selezione è stata una bella esperienza, personalmente stimolante ed avvincente. Ho apprezzato le modalità relazionali, l’originalità degli approfondimenti personologici e, direi molto ben riuscita, la partnership SCR-Auxologico con l’alternarsi delle diverse interlocuzioni sempre coordinate tanto da sentirsi accompagnati nelle diverse fasi della selezione.

Scopri anche la testimonianza dell’endocrinologo Riccardo Pasquali, leggi “Impegno e dedizione per coronare i propri sogni in ambito medico”

Per accettare questa opportunità ti sei trasferita dalla Lombardia al Piemonte: cosa ti ha spinto a prendere questa scelta? Come pensi cambierà la tua vita?

L’ospedale di Piancavallo (VB), una struttura all’avanguardia immersa in una suggestiva cornice naturalistica.

La radicalità del cambio rende la proposta ancora più sfidante, più stimolante. Nuove relazioni, nuove routine quotidiane penso siano un’opportunità di crescita e un guadagno in qualità di vita. Partecipare attivamente alla costruzione di un nuovo progetto è altamente motivante e coinvolgente.

Secondo dati recenti, il personale del Servizio Sanitario Nazionale è composto al 68% da donne, ma solo il 9% dei dirigenti medico donna riveste il ruolo di direttore di struttura (contrariamente al 21,5% degli uomini). Cosa pensi di questa situazione? Ritieni che siano ancora presenti ostacoli per le donne nel ricoprire ruoli di vertice in ambito sanitario?

È indubbio che in tutte le realtà lavorative ci siano ancora differenze di genere e l’ambito sanitario non fa eccezione.

Attualmente la differenza di genere è più subdola ed emerge solo alla lunga. Mi spiego meglio: le studentesse di medicina sono la maggioranza e tra le fila dei dirigenti medici di primo livello il genere femminile è ampiamente rappresentato, ma nei ruoli apicali il numero è esiguo.

D’altra parte, a fronte di verosimili “pari opportunità” le donne in genere e, ancor più le donne in sanità, continuano a fare i conti con la loro vita privata fatta di maternità, genitorialità, famiglia, per cui per lo più le donne giungono ad una mediazione tra aspirazione a ruoli apicali e pressante quotidianità ovvero optando per i quadri intermedi.

Quali sfide, personali o professionali, hai affrontato nel suo percorso per diventare Responsabile?

Il mio iter professionale non è stato esente da “differenti opportunità”, gap superato unicamente da un fine e continuo lavoro su se stessi, da un elevato ed originale profilo professionale. Provengo da una realtà lavorativa in cui nessuna donna medico occupa al momento posizioni di direzione di struttura complessa (in passato sì) e anche le posizioni di direzione di struttura semplice dipartimentale vedono le donne sempre in minoranza nel rapporto 1 a 3/ 2 a 5 .

Lasceresti un consiglio alle donne medico che aspirano ad un percorso di crescita?

L’ingrediente segreto per la ricetta vincente penso sia affrontare la realtà lavorativa come se non esistessero differenze di genere, non sentendosi diverse, permettendo, così, alle nostre aspirazioni e alla motivazione di crescere, di vivificarci e di condurci lungo il nostro percorso lavorativo. Non bisogna, tuttavia, dimenticare che, se è necessario un ministero/un assessorato per le pari opportunità, la strada da percorrere è ancora lunga.

 

 

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