Una mattina di inizio gennaio mi sono seduta davanti a una nuova scrivania. In un secondo ho realizzato di essere in un nuovo ufficio, con un  nuovo computer, nuovi colleghi, nuovi responsabili, nuovi obiettivi e nuovi compiti. Tutto nuovo. “Si ricomincia” ho pensato.

Ricominciare è sempre bello ma non è mai così facile.

Ho provato a stilare nella mia testa una lista delle cose più difficili del cambiamento, al primo posto in assoluto: il rapporto con il colleghi. Non importa quanto sei estroversa e motivata, costruire relazioni ex novo è difficile, ancora più difficile è subentrare in un sistema di relazioni già consolidate. Sono convinta che la serenità emotiva al lavoro dipenda in primis dalla risposta alla domanda: “come mi troverò con i colleghi?”. Per rispondere, mi capita spesso di fare dei parallelismi fra il mondo del lavoro e lo sport che ho praticato per tanti anni, la pallavolo. Proprio come in una squadra di pallavolo, credo che il lavoro ed in particolare questo tipo di lavoro, il lavoro del Recruiter, sia uno sport individuale di squadra.

Certo, ogni Recruiter ha la propria selezione da gestire, i propri profili da ricercare, i candidati giusti da chiamare e presentare all’azienda e questa è la parte “individuale” di questo lavoro. L’individuale fa emergere lo stile di ognuno: chi è super controllato e posato, chi un po’ più ansioso, chi è rapido, chi ha bisogno di strutture, chi è un freestyler professionista. Insomma, a ciascuno il suo. Proprio come in una squadra di pallavolo c’è l’alzatore, l’ala, l’opposto  e il libero. Lo stile di ognuno marca un’identità, un ruolo che definisce una naturale posizione del singolo all’interno della squadra.

Dietro ogni Recruiter c’è una grande squadra

In SCR ci sono due tipologie di team, quello strutturato e quello improvvisato.

Il team di lavoro strutturato si caratterizza da: Supporto, Recruiter e Project Manager, ognuno ha la sua fetta di attività nell’iter selettivo. In pratica è lo “schema di gioco” predefinito con cui si scende in campo per ogni selezione.

I team improvvisati sono tutte quelle forme di aiuto, incoraggiamento, supporto che viviamo nel quotidiano con i colleghi; non seguono una vera propria logica, si possono generare durante una pausa caffè, piuttosto che in un momento random in ufficio o perché no, in pausa pranzo.

Di solito sono anteceduti da segnali sonori piuttosto inequivocabili, del tipo “aiuto, non trovo i candidati”, “non ce la faccio”, “come posso fare?” e sono seguiti da gesti di comprensione come cenni del capo, pacche sulle spalle, momenti di ascolto e scambio di opinioni.

Questo pattern si può concludere in diversi modi:

  • Il regalo

    C’è chi ti dona uno o più cv della sua selezione, che possono andare bene per la tua. Spesso capita di avere un candidato che può essere più interessante per la posizione del tuo collega. Che fai? Un regalo.

  • Il buon samaritano

    Talvolta lo spirito di supporto combinato a un momento “scarico” lavorativo del collega soccorritore porta a gesti importanti di aiuto. Ecco che il tuo collega si mette con te a ricercare il giusto candidato, magari farti qualche chiamata per organizzare colloqui, o perché no ti dà una mano a fare ricerca attiva dei giusti profili.

  • Pillole di Coaching

    A volte può capitare di non poter aiutare in modo pratico un collega in difficoltà, è a questo punto che subentra il Coach. Quest’ultimo è chi vedendoti demotivato, affannato, o giù di morale ti offre pillole motivazionali, cercando di alzare la tua soglia del buon umore, e perché no dell’autostima.

  • La Coccola

    La coccola è quell’attenzione, quella premura, quel gesto spesso materiale che il collega ti dona nel momento del bisogno. Si può declinare in “ti preparo il caffè come lo prendi di solito, così ottimizzi i tempi”, “ti riempio il vaso di snack al cioccolato per alzare i tuoi livelli di seratonina” o “ti faccio ridere con sketch divertenti della mia vita disastrata per alleggerirti la giornata”.

Arriva il momento della chiusura della selezione. Il candidato giusto è arrivato a destinazione, l’azienda. Ti senti di aver fatto un buon lavoro, individuale sì, ma non puoi fare a meno di pensare che sei arrivato alla fine con le spalle parate dai tuoi colleghi. E proprio come in una partita di pallavolo, magari sì il punto lo hai fatto tu schiacciando la palla nel campo avversario, ma a fine partita non puoi non pensare che se non ci fosse stato il libero che riceve una buona palla, se non ci fosse stato l’alzatore che conosce esattamente come  alzarti la palla, se non ci fosse stato il coach ad allenarti e spronarti ad allenamento e durante la partita, se non ci fossero i panchinari che fanno il tifo e incoraggiano, se non ci fossero tutte queste persone, rimarresti solo tu e la palla.

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