Non voglio essere di parte. Ogni giorno ricordo di essere un Millennial con i pro e i contro e mi confronto, anche, con la sensazione di star passando di “moda”. Mi basta aprire TikTok: “Ma come ha fatto a costruire questo video?” o “Ma come gli è saltato in mente di fare questo sketch?”. Beh, c’è un’altra generazione nascosta e che sta per emergere ed è la Generazione Z. Quanta creatività! Quanta spontaneità!

Quanta voglia ma, soprattutto, quanto coraggio di mostrarsi davvero per quel che si è.

È la comunicazione più efficace e coinvolgente del momento. Da aspirante Recruiter, sono curioso di vedere se fra un po’ riusciranno a sorprendermi anche nei CV.

Faccio parte di SCR da pochi mesi e sento che, ogni giorno di più, i miei occhi si perfezionano, le mie percezioni si fanno più precise; in questo momento sento che ogni singolo curriculum che leggo è prezioso non soltanto per la possibilità di trovare una risorsa per un’azienda, ma anche per definire la mia strategia di selezione, per migliorare le mie arti, per riconoscere facilmente “il buono e il cattivo”. Ma c’è una cosa, anzi, una differenza, che mi è stata chiara fin dall’inizio.

Durante lo screening dei curriculum mi viene spesso spontaneo un “Mamma mia, che tristezza…”: file word o jpg scannerizzati storti, il buon vecchio Times New Roman o il temuto Comic Sans, foto da 10 pixel o a volte inesistenti, contenuti sparsi e confusionari. Guardo la data di nascita (che, a volte, faccio fatica ad individuare): classe 1963.
Poi, continuando, capita anche un “Wow, questo è bellissimo!”: colori accesi, font mai visti, foto pazzesche e magari ci penso due volte prima di scartare quel CV, anche se non fa al caso mio. Guardo la data di nascita: classe 1997.

Un momento, penso, sto facendo di tutt’erba un fascio, ma voglio essere anche oggettivo e fare la mia riflessione: lo stile comunicativo dei Millennials e dei Boomers è significativamente diverso. A volte basta anche fare soltanto un giro sui social. Non vuole essere un’offesa per nessuno, devo premetterlo, ma sì, i Millennials ci sanno proprio fare, sanno colpirti. Sanno cosa fare per attirare l’attenzione, per mantenere lo sguardo su di loro ancora qualche secondo in più.
Certo che un buon Recruiter ha da guardare altro oltre alle foto e ai colori utilizzati, ci sono contenuti da analizzare, ma è proprio qui il punto.

È la piacevolezza di leggere e di ascoltare.

Non posso negare che, al di là dei contenuti, una buona presentazione di se stessi influisca sulla mia valutazione: e no, non è solo per un puro vezzo estetico, ma è per l’idea che io mi creo delle qualità di quella persona sulla base della comunicazione che fa di se stessa. Se io visualizzo in un curriculum o in un profilo social ordine, creatività, impegno e concretezza, penserò che la persona possieda quelle qualità trasversali e che le possa applicare in molti altri aspetti della vita, non per ultimo il lavoro.

Ma vi immaginate che mondo sarebbe se i Boomers utilizzassero lo stesso stile comunicativo dei Millennials o della Generazione X? Se sostituissero i “buongiornissimo kaffè” con un video, brillante e spiritoso, su quello che accade nelle loro giornate? O se integrassero diverse piattaforme social in un’unica strategia comunicativa coerente con i loro valori, le loro competenze, le loro passioni?

Le differenze generazionali esisteranno sempre, è vero, ma in questo caso assottigliarle darà un risultato tutt’altro che negativo. Personalmente non vorrò, un giorno, fare la parte del Boomer che sbuffa dicendo “era meglio prima!”, ma voglio abbracciare il cambiamento e le buone nuove, perché cambiare è uguale a sopravvivere.

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