Una commedia americana di qualche anno fa titolava: “Come ammazzare il capo (e vivere felici)”; e se nel lavoro sono le dinamiche con i superiori ad influire sul proprio benessere, nei percorsi selettivi la “felicità”, o meglio il buon esito del percorso, dipende anche dalla capacità di valorizzare la propria esperienza e convincere l’Head-Hunter di possedere le competenze necessarie per ricoprire un determinato ruolo.
A monte di ogni ricerca di personale c’è un’attenta definizione delle skill ricercate. Nel confronto iniziale con l’azienda, l’Head-Hunter non si limita a raccogliere le informazioni, ma cerca di comprendere quali sono le aspettative e gli obiettivi previsti per il ruolo vacante. Solo così, a ritroso, si potrà delineare un profilo completo di tutte le skill necessarie, hard e soft, che guideranno l’Head-Hunter nella selezione dei candidati.

Uno dei momenti in cui emergono più chiaramente le competenze hard e soft è il colloquio di selezione. È sempre preferibile che avvenga di persona, per instaurare una migliore relazione e cogliere anche i segnali non verbali dell’altro. Quando però distanze chilometriche o, come è successo nell’ultimo periodo, motivazioni socio-sanitarie non permettono un incontro di persona, il colloquio di selezione si trasferisce sulle applicazioni di videoconference.

Approfondisci il tema dei colloqui a distanza leggendo
“Riflessioni di una selezionatrice: Colloquio via Skype…sì o no?”

Ma il colloquio a distanza ha dinamiche e caratteristiche diverse rispetto a quello di persona. “È più complesso” – ci dice Stefania Suzzi, partner di SCR, poco prima di iniziare un webinar proprio sulla gestione dei colloqui a distanza.  – “Il filtro del pc, soprattutto all’inizio del colloquio, rende meno fluida la conversazione e il rischio è di esaurire le argomentazioni e rimanere sulla superficie delle cose.”

Recupera la registrazione del webinar di Stefania a Nobilita dal titolo
“Colloqui a distanza: dalla prima conoscenza alla firma del contratto”

Ecco perché diventa importante prepararsi al meglio a questa delicata fase di valutazione e conoscere tutti i limiti di questa modalità di incontro e degli strumenti tecnologici che si utilizzano. Condividiamo perciò qualche suggerimento da “addetti ai lavori” per aiutarvi a presentarvi al meglio al colloquio e convincere il selezionatore di essere la persona giusta per l’azienda e il ruolo proposto.

Accorgimenti tecnici

Iniziamo con qualche consiglio pratico. La differenza principale tra un colloquio a distanza e uno di persona è proprio il mezzo tecnologico e bisogna assicurarsi che tutto funzioni al meglio. “Prepariamoci all’incontro ben attrezzati anche dal punto di vista tecnico” ci suggerisce Stefania. “Controlliamo la connessione, audio e video, e cerchiamo di evitare cellulari che squillano o irruzioni della vita personale come animali domestici, coniugi o parenti.”
Non sono da sottovalutare neppure le impostazioni del proprio Account. Nickname poco professionali vanno sostituiti con un più classico Nome e Cognome. Anche la fotografia deve essere appropriata: le immagini dal web sono da evitare, ma lasciare la sagoma azzurra di default può essere un segno di poca cura:  meglio optare per una propria foto a mezzobusto, esattamente come nel curriculum.
Per evitare le “irruzioni della vita personale”  è inoltre importante scegliere un luogo adatto a svolgere il colloquio: la location ideale è silenziosa, ordinata e luminosa, con alle spalle uno sfondo il più possibile neutro e professionale. Ad un asettico muro bianco, però, è preferibile avere una bella stampa o una libreria, che daranno idea di professionalità.
Il look va curato esattamente come per un colloquio di lavoro di persona: l’abbigliamento e il trucco dovranno essere curati e adeguati alla posizione per cui ci si è candidati. Consigliamo però di non fare l’errore di trascurare l’abbigliamento nella parte inferiore del corpo: durante il colloquio potrebbe capitare di doversi alzare per un’urgenza e sarebbe imbarazzante mostrare il contrasto tra giacca e pantaloni del pigiama.

Tutti questi elementi possono sembrare delle banalità, ma per un selezionatore rappresentano indizi importanti sulla persona che ha davanti. “Se la persona immagina di poter effettuare il colloquio chiuso nello sgabuzzino dell’azienda o in macchina con colleghi e amici”– ci svela Stefania, ricordandosi di qualche colloquio particolarmente bizzarro – “o non conosce o non  si preoccupa dell’affidabilità dei sistemi utilizzati dobbiamo trarre dai comportamenti informazioni importanti circa la motivazione, l’accuratezza e le competenze digitali di base.”

L’importanza delle competenze trasversali e relazionali

Durante un colloquio di selezione le soft skill sono tra gli elementi principali che vengono indagati per prevedere in che modo la persona potrà inserirsi nel contesto aziendale.
Quando siete davanti allo schermo, però, può risultare più complesso valorizzare le proprie competenze e stringere una relazione positiva con il selezionatore. Mantenere il contatto visivo può certamente aiutare: posizionate la telecamera all’altezza giusta e sforzatevi di guardare dritto in camera, anche se la tentazione di controllare il proprio aspetto nel riquadro è forte.
Fondamentale è esprimere interesse verso il ruolo e l’azienda proposti; sin dai primi contatti telefonici il selezionatore indagherà la motivazione al cambiamento, ma in sede di colloquio saranno la puntualità, la cura del setting, l’approfondimento di azienda e ruolo a rafforzare l’idea che siate davvero interessati e vi siate preparati al meglio per l’incontro. Vi sveliamo un altro segreto: alla domanda esplicita sulla propria motivazione è bene indicare quali elementi hanno suscitato il interesse verso quello specifico contesto aziendale, settore e ruolo professionale, piuttosto che una generica motivazione verso la ricerca di un nuovo lavoro.

“’L’impossibilità di avere a disposizione tutti gli strumenti del non verbale fa sì che il verbale assuma molta importanza in un colloquio a distanza.” Ci sottolinea Stefania. Fondamentale è trasmettere entusiasmo e passione quando si racconta il proprio percorso professionale. La chiarezza espositiva permette di valorizzare la propria professionalità e di far comprendere al selezionatore le sfumature delle esperienze maturate e indica competenza nell’interfacciarsi con colleghi, clienti o nel formare altre persone.

In definitiva, si può anche dire che le aziende siano alla ricerca di persone che trasmettono chiarezza e senso di fiducia, soprattutto in un momento di forte incertezza come quello che stiamo vivendo.

Il mondo del lavoro è in continuo cambiamento e le aziende – e di conseguenza gli Head-Hunter – sono sempre di più alla ricerca di professionisti in grado di evolvere, di adattarsi al nuovo e di coinvolgere e trascinare gli altri verso un cambiamento positivo per tutta l’organizzazione.

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