“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.”
Seneca
Come Seneca insegna (e come a me ha insegnato), se non hai ancora trovato una rotta da applicare alla tua vita, le tue scelte e i tuoi obiettivi non avranno una meta alla quale tendere, saranno semplicemente una serie di passi sconclusionati in un cammino che porta a girare in tondo, si rema e si rema ma nessuno grida mai “terra in vista!”.
Mi ritrovai in questa situazione quando iniziai a chiedermi “che lavoro farò da grande? Che voglio fare della mia vita?”, domande che da neo-diplomato cominciarono a farsi piuttosto impellenti. Prima o poi sarei stato costretto a trovare una risposta, che mi piacesse o meno.
Qui, dunque, sorgono i problemi, perché ok che è più importante farsi le domande, ma è anche più complicato trovare le soluzioni ai nostri quesiti, ad alcuni poi non riusciamo proprio a sfuggire, per quanto ci possiamo provare. Personalmente, cerco sempre di partire dal contesto con cui mi trovo a dovermi rapportare, provo ad analizzarlo al meglio delle mie possibilità e mi confronto con le conclusioni che ne ho dedotto.
Giusto perché, in fondo, adoro profondamente complicarmi la vita, la risposta che ho trovato non ha fatto altro che impormi di riformulare la domanda, da “che lavoro farò da grande” a “che lavori farò da grande”.
Esatto, ormai non è più questione di trovarsi una professione da praticare per il resto della nostra vita, il mercato del lavoro ci chiede di riadattarci continuamente alle fluttuazioni dell’offerta, ci presenta il conto della velocità a cui si propagano le informazioni in tutto il mondo e dell’innovazione tecnologica che ce lo ha permesso.
Qui sorge un bel dilemma, perché come l’offerta diventa instabile, anche la domanda, di conseguenza, tende a risultare vacillante e richiede una sempre maggiore flessibilità. Perciò facciamoci un’altra domanda, tanto per affondare il coltello nella piaga: “su quali abilità è più opportuno investire per soddisfare l’offerta attuale?”.
La risposta che reputo migliore è il cosiddetto “soft skills training”, ovvero l’allenamento di quelle abilità necessarie ad apprendere qualsiasi competenza o capacità specifica (le cosiddette “hard skills”) che possiamo essere tenuti a dover imparare per ricoprire una determinata posizione. In numerosi studi è emerso che l’essere in possesso delle soft skills maggiormente richieste dal mercato del lavoro odierno può aiutare sia nel trovare lavoro che nell’avanzare di carriera nella propria attuale posizione. Inoltre, le nuove tecnologie e i repentini cambiamenti organizzativi messi in atto dalle aziende hanno reso sempre più determinante il possesso di soft skills quali, per esempio, le abilità comunicative, la capacità di lavorare in team e il time management, oltre all’empatia e al problem solving.
La logica è che, se le competenze e le capacità specifiche diventano sempre più numerose e complicate, la scelta forse migliore è costruirsi una base solida sulla quale poggiare i pilastri delle nostre abilità tecniche. In questo modo sarà possibile apprendere qualsiasi abilità di ordine superiore in modo più efficiente ed efficace, oltre che ad acquisire delle skills che si concentrano maggiormente sulle proprie qualità e sulle abilità soggettive di ricoprire una determinata posizione lavorativa, fattore determinante per la crescita sia professionale che personale. Così facendo, l’obiettivo è di rispondere alle esigenze delle organizzazioni attraverso figure professionali più funzionali e con caratteristiche di personalità adatte, facendo quindi un matching che potrebbe creare maggiore efficienza e, perché no, anche un maggior benessere nel contesto lavorativo odierno.
Il risultato potrebbe essere: riuscire a soddisfare le proprie aspirazioni e caratteristiche peculiari, creando contesti più armonici e strutturati, persone più felici ed un clima più disteso e collaborativo.
Penso che questa sia la rotta verso la quale dovrebbe essere impostata la bussola di chi assume e di chi viene assunto.
Perciò, dopo essermi dato la mia soluzione, spero che questa possa essere utile al lettore nel darsi la propria, perché siamo tutti diversi nel darci le risposte ma tutti fortunatamente uguali nel porci le domande. In fondo, d’altronde, ciò che più accomuna noi giovani lavoratori gli uni agli altri non sono né le idee, né i valori, né le caratteristiche biologiche, ma la tendenza e la capacità unica … di complicarsi la vita.
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