Mi risulta strano pubblicare sui social questa riflessione, che è una critica alla possibilità di dialogo e di confronto attraverso questi canali.
In questi giorni sto riflettendo sul fatto che i canali di comunicazione social non sono in realtà per nulla interattivi. I botta e risposta relativi ad un argomento non sono dei veri e propri scambi comunicativi generativi.
Quello che l’una parte mette sul piatto viene a modificare il corso della conversazione generando uno scambio di idee nuovo e diverso da quello che uno avrebbe immaginato di portare in astratto, senza l’altro di fronte.
I botta e risposta sui social assomigliano a una serie di post it, di comunicati, di volantini informativi che non si mescolano con le comunicazioni dell’altro. Spesso le risposte non assomigliano per nulla alle domande o non approfondiscono veramente il tema al quale si è risposto.
Le risposte, e le conseguenti spesso concitate e poco approfondite successive opinioni, sembrano l’occasione per esprimere il proprio punto di vista (spesso in opposizione) su qualcosa che se e quando c’entra, non era il focus dell’argomento. È un po’ come se io, di fronte a una bibita ghiacciata, con i piedi nella sabbia, guardassi il mare e dicessi al mio interlocutore: “certo che il tramonto in spiaggia è bellissimo…” e lui mi rispondesse: “chi ha voglia di camminare può vedere albe stupende sulle dolomiti…”.
Sui social questo tipo di comunicazione è normale, nella vita vera sarebbe surreale.
A me questo tipo di comunicazione genera un po’ di ansia e anche di frustrazione.
Io non sono nata sui social e il mio mondo è la realtà fisica fortunatamente molto più di quella virtuale, le mie comunicazioni più vere sono di persona. A me anche sui social, come con i piedi nella sabbia, verrebbe di rispondere: “si certo, chi dice il contrario?” oppure “vuoi dirmi che mi piace il mare perché non ho voglia di camminare?”. Se però questa fosse la risposta nella realtà fisica al massimo l’altro risponderebbe con una risata dicendo che tutto è bello, sui social invece infiammerebbe la polemica. E giù di insulti e via….
Credo che il senso di frustrazione legato a questo scambio per post-it che non permette realmente di generare nuova comunicazione dalla comunicazione stessa, non sia solo mio e forse è alla base della violenza e della polarizzazione dei giudizi presenti sul web. La frustrazione genera rabbia che genera aggressività…
Io sono spaventata dall’essere insultata sul web ma cerco di non limitarmi (e non lo faccio di certo) nell’esprimere le mie opinioni o portare informazioni perché abdicare significherebbe per me smettere di dare il mio contributo anche se nessuno me l’ha chiesto. Amo il confronto e vorrei capire veramente il punto di vista di tutti e da dove arriva.
Fa parte del mio lavoro conoscere le persone e lo trovo una cosa bellissima. Questo mi porta a partecipare a discussioni cercando di approfondire e capire.
Ogni volta però cerco di evitare polemiche e interrompo qualsiasi diatriba non appena mi accorgo che la conversazione vira su estremismi, frasi fatte o giudizi senza merito. Qualche volta me ne accorgo tardi, mi faccio prendere dal desiderio di una conversazione generativa in un ambiente virtuale che ho capito non la supporta.
Ed ecco che allora la frustrazione aumenta quando, rileggendo le mie conversazioni, mi accorgo di essere anch’io…. caduta nella rete….
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